Abbiamo una testa, giusto? E dentro c’è un cervello. Non sempre denso di materia grigia, ok, ma comunque tutti formuliamo pensieri, più o meno profondi, più o meno sensati, più o meno coerenti.
Più o meno originali.
Non so voi, ma io sono molto fiera dei miei pensieri, anche quando non sono granchè. In ogni caso, per quanto ogni tanto non vada fiera dei miei pensieri, non vorrei mai barattarli coi pensieri di un’altra persona. E quindi non capisco due cose, e tutte e due appartengono al dorato mondo del social network che tutti amiamo (Facebook, lo specifico perchè da oggi la risposta non è poi così scontata, essendo giusto oggi il giorno che tutti hanno realizzato che forse agli italiani piace di più Twitter).
1. le citazioni. Detesto le citazioni su Facebook. Una ogni mese può succedere, muore Steve Jobs ed è ovvio che tutti prendano una frase del mito e la facciano propria. Ma conosco gente che si è iscritta a Facebook e da quel giorno ha solo postato citazioni. Due al giorno, come le pillole. Perlopiù roba dozzinale e banale, perchè non è che il regno delle citazioni sia infinito, e quando hai saccheggiato Oscar Wilde e Hemingway e Seneca scava scava poi cominciano a rimanerti solo Peppino Gagliardi e il fratello di Parascandolo. Ma è possibile che a queste persone non venga mai uno sprazzo, un guizzo, uno scatto di dignità dei neuroni per cui abbiano una cosa, una sola, anche piccola, da dire al mondo, ma che sia stata pensata da loro e non da altri? Perchè nascondersi dietro Pablo Neruda per dire una banalità? E dilla tu, e assumitene la responsabilità! Ecco, io credo sia una questione di a) gigantesca pigrizia; b) desiderio di non assumersi la benchè minima responsabilità. Perchè se la citazione la citi, evidentemente è perchè la condividi nella sua essenza. Se però è una stronzata, un pensiero banale o scemo, e qualcuno lo fa notare, si può sempre dire “Ah, ma non l’ho detto mica io. L’ha detto Ionesco!” Io non li sopporto, quelli che non si assumono responsabilità, e trovo irritantissimi quelli che si nascondono dietro citazioni a raffica. Ne ho cancellati non pochi.
2. le condivisioni del pensiero del giorno. Esistono pagine Facebook che sfornano ogni giorno quei sei o sette jpg con la spiritosaggine – appunto – del giorno. Talvolta è satira, talvolta espressione di rabbia popolare, talvolta sono appelli personali o per cause sociali. Spesso la materia sconfina nello spam, con appelli per falsi virus o improbabili bug di Facebook che danno istruzioni dettagliate (due pagine) per evitarli. Io li ho sempre ignorati, che Zuckerberg faccia di me quello che vuole. Non ho foto di cui mi debba vergognare e il mio capo c’è già, su FB, e legge già tutto quello che scrivo. Ma torniamo al jpg da condividere o taggare con la spiritosaggine o l’appello del giorno. Oggi per esempio c’era un riquadro giallo, con scritta nera e rossa, che diceva
PAGO VOLENTIERI LA TASSA SUGLI ANIMALI CHE MANTENGO A CASA
SE MI TOGLI LA TASSA PER I MAIALI CHE MANTENGO A ROMA
Ah, ah. Ok, carina, simpatica [anche se la prima parte si basava su un assunto del tutto falso, ma vabbè, questa è un’altra storia]. Però ben pensata, forse in bagno, da qualcuno che si faceva la barba o la doccia. Un lampo, non una genialata però godibile.
La prima volta che l’ho letta.
Alla 114° condivisione mi bastava vedere un’ombra gialla sulla home page perchè mi venisse la nausea e la frase che al mattino mi era parsa così simpatica mi sembrasse una idiozia qualunquista e intollerabile come mutande di carta vetrata.
Ecco, anche in questo caso, perchè la gente condivide? C’è stato uno che ha avuto l’illuminazione, va bene. Perchè non provate ad averla voi, un’altra illuminazione? e se non vi viene niente, non è meglio continuare a leggere, anzichè volere per forza scrivere (roba di un altro, anche qui?). Insomma, non condividete frasi, vi prego. Anche perchè è anche così che le masse vengono appecoronate, cambia solo il mezzo. Dal ripetere tutti le cose che uno solo ha pensato la mattina al Grande Fratello (quello di Orwell, eh, non la boiata tv) il passo è breve.
Se condividete la rabbia o il dolore o l’allarme o lo spirito, ditelo a parole vostre.
Oppure non dite niente, io vi voglio bene lo stesso.
