.. e quindi carica di buona volontà mi reco dall’ennesimo esperto di parti intime femminili. Questo è meno luminare dell’ultimo, e spero sia quindi un pò meno costoso, e anche meno ciuccio dell’esperta che frequentavo fino all’anno scorso, per la quale se non sei nelle condizioni di doverti privare dell’apparato genitale non vale la pena di curare alcunchè.
Voci femminili dicono che sia molto bravo, soprattutto per le donne gravide, ma questo fatalmente vuol dire che quando arrivo alle 19:00 precise ci sono in sala d’aspetto ben 3 esponenti del gentil sesso con rispetivi mariti/compagni che aspettano. Aspetta anche il fratello di quella che è già dentro, che è venuto per tenere buona la nipote, un affarino indemoniato di anni 4 che dopo 5 minuti mi sta già sui coglioni perchè si alza si siede corre in tondo nella sala d’aspetto molesta il ficus sposta i gornali li rimette al loro posto si siede si alza corre in circolo e così via sempre parlando ininterrottamente.
Alle 19:38 invoco mentalmente Erode e mi lamento pubblicamente dell’inutilità di fissare appuntamenti se poi uno deve aspettare comunque, e sulla rapacità di professionisti PRIVATI che pur profumatamente pagati fanno fare la coda come se si fosse in un presidio sanitario PUBBLICO. “E’ normale” mi dice la mia vicina. “Lui fissa gli appuntamento ogni quarto d’ora però poi le visite portano via spesso anche più tre quarti d’ora, un’ora”. Sarà normale sul pianeta Nevor, penso io, o in un qualunque posto dove le coordinate spazio tempo siano prive di qualunque ordine razionale.
Come Dio vuole dopo circa un’ora di attesa entro. Dieci minuti prima è andata via la simpatica piccola cheyenne, con grande ristoro per la nostra salute e in effetti anche per la sua. L’esperto è un discreto fico, flemmatico (ah, ecco) e sorridente. Esamina carte, ascolta il problema, poi via con la visita. Sfido qualunque donna a conservare dignità durante una visita ginecologica, a me poi stavolta viene addirittura da ridere perchè lui si siede su uno sgabellino e quando io parlo lui alza la testa che quindi mi compare inquadrata fra le mie gambe aperte come in un quadro di Magritte.
Senza pietà alcuna cauterizza la piaga facendomi un male della madonna, quando esco mi rendo conto che non posso camminare se non come Calamity Jane e spero non passi nessuno che conosco.
Il costo della visita e della cauterizzazione è effettivamente dignitoso, non tanto da sbattere a terra, ma neppure tanto poco da far finta di niente. Il concetto di ricevuta non sfiora neppure gli allegri neuroni della segretaria – infermiera che ho ormai ho capito essere un must del ginecologo uomo, non sei nessuno se non hai una collaboratrice che metta anche lei la testa fra le gambe delle pazienti e commenti ridacchi ripassi il manuale come se dovesse dare un esame e passi speculum guanti tampone spiegando con tono compassionevole nel contempo alla paziente cosa cazzo le stanno facendo che brucia in questo modo stramaledetto.
Esco con la solita prescrizione di roba, ovetti cicatrizzanti da spararmi sempre lì e blandi antibiotici antinfiammatori e spero anche antibruciori perchè la mia soglia di resistenza è bassissima e non reggerò ancora a lungo senza farmi un’irrigazione con i cubetti di tè freddo che stanno in congelatore dall’estate scorsa.
“E mi raccomando niente rapporti per almeno 10 giorni”. Cazzo, questa è la parte peggiore della giornata.