C’è nessuno?

Se chiudo la porta della mia stanza, dando così il segnale di non voler essere disturbata se non per cose che l’interlocutore giudica importanti, e quindi diverse dal “come stai? tuttappo’?”, il silenzio è totale.
Stelvio non c’è – è all’estero a fare pompa e spreco di latinloverismo – e quindi nessun essere umano con cui parlare.
Il telefono non squilla. Nessuno mi cerca, perchè non ci sono bandi in scadenza.
All’unanimità, la sala caffè è stata trasferita dalla stanza della collega affianco alla mia all’archivio, quindi è assente anche il pipinamento caffettaro di cui ho già raccontato.
Ma c’è ancora vita in questo Dipartimento, o sono rimasta solo io?

Non mi dovevo vedere Jericho, l’altra sera.

Trasloco, anche d’ufficio / 5

Il potere, in un ufficio pubblico che trasloca, è detenuto da chi possiede il nastro adesivo da pacchi (prima) un taglierino, chiodi e martello (dopo).
Se poi possiedi anche una SCALA a PIOLI, sei veramente un fichissimo strapotente.

Trasloco, anche d’ufficio / 4

Allora: vabbè, io e Stelvio non c’avevamo poi tutta ‘sta stanza da smontare. E comunque i nostri bei 15 scatoloni li abbiamo riempiti. Però adesso essi giacciono vuoti fuori dalla nostra nuova stanza, e il loro contenuto è stato sistemato alla grande nel nuovo armadione che ancorchè un pò sinistro è ben più grande del precedente.
Le nostre scrivanie sono state riarredate.
I nostri computer e linee telefoniche più o meno funzionano, prova ne sia che sto qua ad aggiornare il blog. Insomma, la vita – lavorativa – può riprendere, dopo soli 5 giorni.

Ma allora secondo voi è normale che gruppi di colleghi si aggirino fra i corridoi con la stessa faccia smarrita di quella di Titanic quando cercava il biondino protagonista (i nomi non sono il mio forte, lo so), con l’acqua alle ginocchia?

Trasloco, anche d’ufficio / 3

Il buongiorno si vede dal mattino.

La giornata – e con essa la settimana – è iniziata con me e Stelvio che abbaiavamo furiosamente, come il cane Melampo, all’indirizzo del collega furbetto che sta coordinando il trasloco, del quale abbiamo – con ritardo, lo ammetto – intuito il bieco piano: cedere le nostre scrivanie, a suo tempo da noi conquistate in un duello all’alba con due colleghi prematuramente scomparsi, a dirigenti non meglio specificati.
A noi sarebbero andati due meravigliosi piani di formica smangiucchiata montati su cavalletti da cantiere, in pratica i tavoli dove ad oggi mangiano i traslocatori.

Stelvio ha minacciato di rintracciare la stanza dove le NOSTRE scrivanie sarebbero state ricollocate e andare lì a smontarle, incurante del dirigente che ci siede dietro. E’ intervenuto il sotto-dirigente e dopo alcune ore di difficile mediazione abbiamo raggiunto un compromesso: ci verranno date altre scrivanie, MA simili a quelle che ci tolgono. Secondo me ci hanno inculato, ma intanto siamo gli unici che non hanno ancora incominciato a inscatolare, quasi a minacciare con nonchalance di occupare il vecchio edificio e prendere in ostaggio Matteo – figura mitologica composta da metà uomo in divisa e metà guardiola – se non ci portano un’auto e 30.000,00 euro in biglietti di piccolo taglio non segnati.
E le nostre scrivanie, già che ci siamo.

E non scherziamo nemmeno con le poltrone: la mia è riconoscibile perchè ha lo schienale punteggiato di capelli biondi, che avrei sempre voluto pulire con una spazzola adesiva ma non ho mai trovato l tempo di fare. Ma ora la negligenza mi torna comoda. Se mi sottraggono la poltrona, posso sempre chiamare i RIS e fargli rintracciare quel capello biondo con il DNA che non saranno riusciti a strappare via dalla tappezzeria delo schienale.
Maccheggente.

Traslochi ovunque

Ahhh grandi novità in questo scorcio di fine estate.
Nell’ufficio pubblico che si onora di avermi tra le sue mura, hano deciso di cambiare stanza a me e a Stelvio, in virtù del grande impegno profuso a imbrattare carta per distribuire soldi a destra e a manca e dell’indefesso etc, etc.

Quindi addio Shel , che comunque nel frattempo era partito per la pesca delle aragoste in altura nei mari del Sud e quindi manco ci siamo salutati (meglio, che quello palpa tutte le volte che ne ha l’occasione). E comunque il primo atto della nuova Giunta, leggo sul Bollettino Ufficiale, è la costituzione in giudizio contro Shapiro Shel per una causa di lavoro pendente da circa 10 anni. Quindi è anche possibile che fra poco addio Shel in senso definitivo.

Adesso abbiamo arredi in legno finto noce invece che in cocco pressato bianco, un telefono (uno solo, non esagariamo) extra lusso che ci consente di vedere chi chiama invece del vecchio Sirio taroccato e quindi ci consente se possibile di evitare le rotture di coglioni; un balconcino di marmo marezzato di uno spesso strato di cacche di piccioni  e due bandieroni – tricolore, Unione Europea – attaccati al parapetto. Perfetto per adunate oceaniche nella viuzza sottostante.

E soprattutto, siamo saliti di un piano, ora siamo fra le stanze dell’Assessore e le stanze della Dirigenza generale, e quindi nonostante il nostro ruolo e – meno che mai – il nostro stipendio siano rimasti assolutamente identici, la sfumatura di colore delle facce dei colleghi fancazzisti vira leggermente al verde, quando vengono a salutarci, tornando dalle vacanze. Ci siamo muniti di corno appeso nell’armadio fra i faldoni.

Solo il culo che ci facciamo è aumentato.

Il caldo ammoscia

Stamattina cazzeggio, facendo l’equivalente informatico del disegnare fiorellini sui blocchi degli appunti ad una conferenza, mentre siamo tutti in calda e afosa attesa del verdetto finale per l’ormai mitica SPLP: Scadenza Progetto Leader Plus. Ci giochiamo ai dadi le due possibili opzioni: 8 Agosto, un rinvio del cazzo per il progetto ma perfetto per le vacanze, e il 21 Agosto, con caratteristiche inverse. Chi verrà a lavorare Sabato 16 Agosto?

I vacanzieri incalliti hanno già messo un muso lungo un chilometro. Io me la rido, perchè la mia situazione personale e sentimentale difficilmente mi consentirà – che culo, eh? – di andare in vacanza, e quindi ecco trasformata una sfiga cosmica in un’opportunità di fare la stakanovista e dare ad intendere che sono IO quella che lavora più di tutti qua dentro, ipotesi che mi fa ridere anche solo a vederla scritta. E poi ieri, con un colpo di teatro degno di Eduardo De Filippo, ci è stato accreditato lo stipendio di Giugno, quindi non abbiamo molte scuse per non lavorare indefessamente fino al 20 Agosto, quando presumibilmente ci verrà accreditato lo stipendio di Luglio.

La stampante principale dell’ufficio, che fa cose che voi umani non potete neppure immaginare, è andata misteriosamente in blocco, o meglio, non funziona più il collegamento di rete che la unisce con cordone ombelicale informatico ai nostri terminali, per cui da qualunque stanza vogliamo stampare fronte/retro a 2.000 pagine al secondo le nostre cazzate, possiamo farlo. Potevamo farlo. Oggi ci tocca accontentarci delle stampantine personali, che pure abbiamo sontuosamente in dotazione, peraltro anch’esse tutte in rete, quindi la regola che ne viene fuori è che ognuno stampa su qualunque stampante gli giri, purchè non sia la propria, così ha una scusa per alzarsi e andare in un’altra stanza.

Le scorte alimentari, che d’inverno riempiono cassetti e armadietti nascosti, e che sono altra motivazione sufficiente per migrazioni verso altre stanze più fornite (“hai qualcosa da mangiare?” è la frase che apre ufficialmente un break) tendono curiosamente verso la carestia; nel frigo c’è solo acqua e uno yogurt aperto scaduto il mese scorso. Ho messo su un CD con canzoni degli anni fra il 1974 e il 1977, per ricordarmi che pure io ho avuto estati di un’adolescenza passabilmente felice, se non altro perchè totalmente priva di brufoli ed herpes, per una fortunata alchimia ormonale, che purtroppo si è vendicata regalandomi quei 10 chili di sovrappeso che non sono mai più riuscita a seminare (“cerco di perdere peso, ma lui continua a trovarmi”, diceva una scritta su un ciappino americano per i tegami ).

E su questa musica d’antan aspettiamo che il telefono squilli e ci dica esattamente di quale morte dobbiamo morire …