Trasloco, anche d’ufficio / 3

Il buongiorno si vede dal mattino.

La giornata – e con essa la settimana – è iniziata con me e Stelvio che abbaiavamo furiosamente, come il cane Melampo, all’indirizzo del collega furbetto che sta coordinando il trasloco, del quale abbiamo – con ritardo, lo ammetto – intuito il bieco piano: cedere le nostre scrivanie, a suo tempo da noi conquistate in un duello all’alba con due colleghi prematuramente scomparsi, a dirigenti non meglio specificati.
A noi sarebbero andati due meravigliosi piani di formica smangiucchiata montati su cavalletti da cantiere, in pratica i tavoli dove ad oggi mangiano i traslocatori.

Stelvio ha minacciato di rintracciare la stanza dove le NOSTRE scrivanie sarebbero state ricollocate e andare lì a smontarle, incurante del dirigente che ci siede dietro. E’ intervenuto il sotto-dirigente e dopo alcune ore di difficile mediazione abbiamo raggiunto un compromesso: ci verranno date altre scrivanie, MA simili a quelle che ci tolgono. Secondo me ci hanno inculato, ma intanto siamo gli unici che non hanno ancora incominciato a inscatolare, quasi a minacciare con nonchalance di occupare il vecchio edificio e prendere in ostaggio Matteo – figura mitologica composta da metà uomo in divisa e metà guardiola – se non ci portano un’auto e 30.000,00 euro in biglietti di piccolo taglio non segnati.
E le nostre scrivanie, già che ci siamo.

E non scherziamo nemmeno con le poltrone: la mia è riconoscibile perchè ha lo schienale punteggiato di capelli biondi, che avrei sempre voluto pulire con una spazzola adesiva ma non ho mai trovato l tempo di fare. Ma ora la negligenza mi torna comoda. Se mi sottraggono la poltrona, posso sempre chiamare i RIS e fargli rintracciare quel capello biondo con il DNA che non saranno riusciti a strappare via dalla tappezzeria delo schienale.
Maccheggente.

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