L’inauguraZZione

Madre santa, finalmente ho finito. Non voglio più vedere le 4 operazioni per almeno un mese. Ho passato il fine settimana lontano dai rendiconti, nel tentativo di rilassarmi un pò, ma vi giuro che mi è capitato di svegliarmi di soprassalto nel terrore di avere conteggiato anche i contributi previdenziali e l’IRAP nel calcolo per determinare il costo orario dei dipendenti. Cose così, insomma.

Lunedì sera sono andata all’inaugurazione di un ristorante a Napoli, zona Astroni, dove Ferdinando di Borbone andava a caccia di cinghiali. Bel posticino, in alto, con terrazza panoramica. Vabbè, vista Tangenziale, mica si può avere tutto. Quando arriviamo, ci rendiamo conto che c’è una discreta folla e sono tutti fuori, perchè l’ingresso è sbarrato da parroco regolamentare con ostensorio per benedizioni. Ma lui non si accontenta, no: ci mette anche un bei 20 minuti di sermoncino sul valore del lavoro, paralleli fra mensa corporale e mensa spirituale, e altre amenità del genere. La temperatura esterna, complice il venticello promaverile, si sta rapidamente abbassando. Le signore, alcune francamente esagerate, in abito da sera tutte tempestate ti tiamanti, battono i denti, ma nulla riesce ad arginare la foga oratoria del prelato. Ci pensa il proprietario, che secondo me si è pentito di avere chiesto la benedizione divina, che dichiara chiusi i preliminari, sequestra il batacchio con acqua santa al parroco, taglia il nastro e tutti dentro.

Dopo 15 secondi è già ressa di stampo sovietico, ma con sgomitamenti molto italiani e camorrismi e parolacce molto napoletane. La bagarre è tale da travolgere bambini e camerieri, riuscire a prendere qualcosa non è niente, il problema è uscire dalla calca senza versarlo addosso alla signora ingioiellata e senza uccidere bambini a forchettate. Rinuncio dopo 30 secondi netti, propongo al mio compagno una pizza, possibilmente lontano dagli Astroni.

Ci fermiamo ad Agnano, alla Pizzeria del Fantino (eh, lo so), insieme a militari americani, stallieri albanesi e delinquentelli generici, e tentiamo per tutta la serata di convincere il proprietario che il mio amico non è Oreste Lionello. Quando chiediamo il conto, dichiarando che abbiamo un pò fretta, commenta: “Eh, ‘sta vita di teatro, eh? Mai un momento per fermarsi!” e sospira. Gli firmiamo il menù.

Unibas

Scena: uffici dell’Alta Formazione dell’Università  locale.

Abbiamo chiesto dei documenti che ci sono indispensabili per il rendiconto trimestrale, e non a voce, e nemmeno a telefono, bensì con una lettera al mese, sempre più incazzata, a partire da Dicembre 2003, che sono state prese nella stessa seria considerazione con la quale io guardo i TG di Emilio Fede. Finalmente ieri ci dicono che è tutto pronto, (??) possiamo passare a prendere ‘sta benedetta malloppa di carte.

Nella stanza affianco a quella nella quale sono ricevuta è in corso una discussione molto animata. Il tema è: Costantino (e i suoi addentellati). Ignoro tutto di Costantino, compreso che faccia abbia, ma mi pare di ricordare che è un personaggio warholiano, che sta vivendo il suo quarto d’ora di celebrità mediatica. Argomento veramente adatto ad uffici, che, pur nella loro smandruppatezza, sono pur sempre rappresentativi dell’istituzione universitaria.

La dottoressa (??) che mi riceve ha dieci anni meno di me e stringe tra le mani un bellissimo faldone rosso, che mi consegna con sussiego e con la faccia “è stata durissima, ma alla fine ce l’abbiamo fatta”. Mi basta andare al di là della copertina in pelle umana e gettare mezzo sguardo, per notare documenti che mancano, imprecisioni, cose inutili. Mi rassegno a contestarle con garbo, una per una, alla dottoressa (??) dell’Alta Formazione. Fra le tante appartenenti all’ultima categoria (cose inutili), anche questa che vado a descrivere.

Un certo professore universitario, reponsabile scientifico del master, coordinatore e anche – ovviamente – docente, ha lavorato per un più di un anno per un certo numero di ore al mese. A richiesta, ha prodotto quello che i fichi universitari chiamano un time sheet, ovvero un prospetto mensile delle ore lavorate ogni giorno. Un malloppetto di carta redatto in banale Excel.
Le solerti segretarie/funzionarie dell’Alta Formazione, hanno predisposto 14 buste trasparenti, una per ogni mese di lavoro del professore, all’interno delle quali hano fotocopiato L’INTERO MALLOPPETTO, evidenziando poi con apposito Stabilo giallo fluorescente il mese di interesse, che va ricercato sfogliando i 14 malloppetti. Tutti uguali. Da soli, riempiono mezzo faldone.

Ma non è finita qui. Dentro ogni busta di plastica hanno inserito anche un foglio con il calcolo del costo orario del professore in questione. Ovviamente, trattandosi della stessa persona, e non avendo costui scalato le vette dell’empireo accademico in un solo anno, il costo orario è IDENTICO per tutti i 14 mesi. Sconvolta dalla scoperta, che la dottoressa (??) mi ha illustrato sorridendo sorniona (“e che pensavi, che qui stavamo a pettinare le bambole?” dice il suo sorriso), resto muta facendo scorrere un film splatter nella mia testa nel quale tramortisco la dottoressa con il dorso in pelle del faldone e poi le chiudo le narici negli anelli metallici del medesimo. Non riesco a profferire parola, pur consapevole del formicolio che sta salendo dai piedi ed estendendosi a tutto il corpo, neppure quando lei, per cercare un documento – che non troverà – nelle famose 14 buste plastificate, sfoglierà tutti i malloppetti FOGLIO PER FOGLIO, pur essendo questi TUTTI UGUALI, pinzati con la spillatrice e quindi bypassabili in blocco.

Distrutta, chiedo con voce flebile una fotocopia di due documenti diversi ad un’ameba di sesso maschile con occhialetti e la faccia espressiva di un tonno spiaggiato, che si è staccato con enorme sforzo dalla discussione su Costantino, solo perchè chiamato dalla dottoressa (?).
Prima mi porta una sola copia di un solo documento. Poi due copie dello stesso documento. Poi due copie, ma dell’altro documento. Infine, dopo molte spiegazioni e disegnini esemplificativi, riesco ad avere quello che mi serve.

Me ne vado, il pesantissimo faldone sotto il braccio, recitando un mantra in vernacolo partenopeo e pregando che esista un dio degli uffici che incenerisca prima o poi con un solo ZOT!! tutta l’Alta Formazione.

Maternità

La mia amica buddista ex compagna di stanza sta combattendo con ostinazione ed infinita pazienza orientale una dura lotta. Una battaglia silenziosa ma ferocissima contro sè stessa, da una parte il suo immane desiderio di diventare madre e dall’altra il suo corpo e l’infida madre natura che non sembrano voler collaborare molto. Il suo corpo minaccia aborti, e il suo desiderio di maternità la fanno stare immobile a letto, senza lavorare, senza fare nulla, quasi senza respirare. Una lotta fra i venti di tempesta che abbattono foreste e l’immobile silenziosità del ghiacciaio. Uno scontro fra gli eserciti di Sauron e Gandalf il Grigio. Una battaglia fra le astronavi di Darth Vader e Yoda nella sua caverna.

Che la Forza sia con te, amica mia.

La morsa della primavera

APERTURA DI TG
(uno di questi giorni)
(voce ansiogena, musica drammatica di sottofondo):

L’ITALIA NELLA MORSA DELLA PRIMAVERA

“L’intera penisola attraversata da temperature intorno ai 15 gradi, con folate di vento fino a 3 km. orari. Ad aggravare la situazione il profumo portato dal vento, fiori, mare, erba appena spuntata. Particolarmente grave la situazione nelle montagne della Sila, dove sono fioriti i mandorli e branchi di mucche da latte in amore si accoppiano disordinatamente con tori di incerta provenienza nel fieno montano.

Gli automobilisti bloccati sull’Autosole da riflessi di cielo azzurro hanno dovuto essere soccorsi dalla Protezione Civile, che li ha muniti di tavoli da picnic, uova sode e taralli, mazzi di carte e radioline portatili. Fra Barberino e Roncobilaccio un bambino, sofferente per una grave forma di infantilismo, ha avuto una crisi ed è stato portato di urgenza nel più vicino prato, dove, munito di un pallone, è stato visto inseguirlo urlando di gioia per una mezza mattinata.

Le previsioni non promettono niente di buono. Le temperature potrebbero alzarsi fino ai 20 gradi, e quindi si sconsiglia di mettersi in viaggio se non muniti di telo da mare, borsa termica e calzoncini corti. I Carabinieri effettueranno posti di blocco per verificare la presenza a bordo anche di ciambelle pasquali e ruoti di pasta al forno.” 

(Benni & Serra, abbiate pietà di me ..)  

Ho cambiato casa

So quello che state pensando: che la grafica è identica, che i link se non identici sono molto simili, e quindi se qualcuno proprio si mette di impegno a cercarmi prima o poi mi trova (e mi riconosce).

Sono d’accordo. Il fatto è che non me frega assolutamente nulla. Se ho traslocato è stato al 70% per rispetto di altrui sensibilità, al 30% per salvaguardare la mia spontaneità. Se si è così craponi e testardi da cercarmi (e trovarmi), sti ca**i