PROLOGO
Torno in treno da Roma, siamo quasi in stazione. Mi alzo per prepararmi a scendere ed incontro la mia ginecologa, una donna che ha più o meno la mia età ed ha lo studio nello stesso palazzo nel quale io abito, quindi è un’amica, prima di essere la mia specialista d’elezione. Scambiamo due chiacchiere, ricordo distintamente di averle chiesto come stava il fratello, che pure conosco (il dettaglio ha una sua importanza). Lei, mentre parla con me, cerca di mettersi in contatto via cellulare con qualcuno che deve venire a prenderla in stazione, e questo qualcuno – che intuisco essere di sesso femminile – non risponde: un cellulare squilla a vuoto, l’altro – ne ha due – è spento. Intanto siamo arrivati in stazione, scendiamo dal treno. Io ho la macchina parcheggiata nel piazzale, mi offro di darle un passaggio, visto che la persona che doveva venire non sembra rintracciabile, nemmeno indirettamente. Lei accetta. Le do un passaggio a casa, me ne torno a casa mia.
IL FATTO
Una ragazza di trent’anni muore per una emorragia allo stomaco, un aneurisma fulminante, insospettabile. E’ in macchina, non fa in tempo nemmeno a fare una telefonata, a stento riesce ad accostare prima di accasciarsi al volante.
EPILOGO
Ieri mi chiama la mia ginecologa. E’ stranamente e clamorosamente in ritardo con il pagamento della sua quota di condominio, ma io – capo condomino, of course – odio chiedere soldi alla gente e quindi lascio che se ne ricordi da sola. Ma il senso della telefonata in realtà è un altro. Lei mi spiega che è in ritardo con il pagamento perchè “non riusciva a chiamarmi“. E qui la spiega, che mi gela il sangue: la ragazza morta è sua cognata, la fidanzata del fratello, ed è morta proprio quella sera che lei tornava da Roma, ed era lei la persona che doveva andare a prenderla in stazione, ed il motivo per cui non rispondeva era che, semplicemente, stava morendo, o era già morta. Quindi mentre noi chiacchieravamo del più e del meno vicino alle nostre valigie in attesa che il treno si fermasse, una giovane donna agonizzava fino a spegnersi, pochi chilometri più in là.
E già questo è terribile.
Ma c’è dell’altro. La mia amica dottoressa mi confessa che lei adesso mi associa a quella tragedia, e che paradossalmente il fatto che io le abbia dato un passaggio, risolvendole un problema, ha fatto passare in secondo piano il fatto che non riusciva a parlare con la giovane cognata.
Non me lo ha detto, perchè è una donna bene educata, ma io ho avuto tutta intera la percezione che lei adesso mi ritenga una irrimediabile portasfiga, una che è meglio tenere lontana perchè quando la vedi sta per succedere qualcosa di brutto.
E forse per il blues che mi porto addosso da un pò, sarei perfino propensa a darle ragione.
Odio il Natale.
Ma non ci pensare neanche lontanamente!!! Quando c’eri tu c’era sempre il buonumore e l’allegria e le cose andavano molto meglio, da quando te ne sei andata qui è un mortorio e l’area formazione piange. T.v.t.b. sei una persona allegra e solare e quelli che ti conoscono lo sanno. Baci
il nome utente è Rosellik, non sono riuscita a inserirlo prima. :-))
Dai, non dire cazzate!
Purtroppo certe cose accadono.
Ce ne rendiamo conto solo quando sono così vicine a noi.
Pensa ad altro che è meglio… Buone Feste!
ma non pensarcim proprio ! che cosa c’entri ? ‘sta tizia è una demente.. tu porti solo sole e allegria e buona fortuna !
saya
che storia…senti ti dico solo una cosa…tutto accade come deve accadere…nessuno influenza niente…
tranquillizzati.