Vi presento Shel

Dopo mesi di insistenze e una sorta di sciopero bianco, la Direzione Generale ha tratto me e Stelvio dal sottoscala nel quale eravamo collocati

(dialogo pluriquotidiano di quest’estate:
> Interlocutore: “Beh, però qui almeno si sta freschi! no?”
> Io e Stelvio: “.. Grrr ….”
> Interlocutore: “Freschi! nooo?”
> Io e Stelvio: “NON CE NE SBATTE UNA CIPPA SE SI STA FRESCHI!! E’ UMIDO! BUIO! E’ UN SOTTANO!!!!”*)

e ci ha assegnata una calda luminosa stanza del piano ingresso.  Ne prendiamo possesso in mattinata e constatiamo che dovremo dividerla con un terzo collega. E che problema c’è? dichiariamo, ingenui. Gli altri impiegati ci guardano con una puntina di commiserazione della quale non ci rendiamo subito conto. La Dirigenza sa quello che fa e sta facendo la punta al citrulo che deve piazzarci fra le chiappe. Spostiamo le tre scrivanie in modo da razionalizzare lo spazio. Ad un tratto si apre la porta ed entra il nostro cosiddetto collega. Ultracinquantenne, robusto, capelli un tempo biondi lunghi fino alle spalle e legati con un elastico, occhi azzurrissimi e spiritati, jeans strappati, giubbotto multitasche. Una indefinibile aria di unto. Un incrocio fra un figlio dei fiori, un clochard e un poliziotto infiltrato nel giro dello spaccio di droga sotto copertura. Esordisce così:
Lui: Chi cazzo vi ha dato il permesso di spostare la MIA scrivania?”
Noi: ” ..beh veram..”
Lui: “Questa scrivania DEVE RESTARE ESATTAMENTE DOVE IO L’AVEVO MESSA. E mettiamo in chiaro un’altra cosa: qui c’è un solo telefono e serve a me. Non potete usarlo nè per fare nè per ricevere telefonate. Io non sono collegato alla rete del Diaprtimento perchè non voglio che qualcuno controlli quello che faccio. Per Internet uso un modem [ehhhh??? in un ufficio pubblicooo?? ma è pazzo???] Se vi manca qualcosa potete chiedere alla VOSTRA Dirigente di procurarvela, basta che non rompete a me”.

Io E Stelvio siamo troppo basiti per obiettare che se lavora in questo Dipartimento, la Dirigente è UNA ed è anche la sua. Ma si vede che la marjiuana dà poteri medianici, perchè mi legge nel pensiero e aggiunge:
“Io non mi riconosco come dipendente di questa Amministrazione”
“Però lo stipendio te lo fotti” pensiamo all’unisono io e Stelvio.

E’ troppo. Urliamo tutti e tre come un sol uomo facendo accorrere la vigilanza. Sdegnato, il cocainomane abbandona la piazza. Come molti uomini, sottovaluta la capacità che ha una donna di farlo schiattare in corpo, e di applicare raffinate tecniche di mobbing, procedura che conto di applicare a partire da domani.

Qualche esempio cui ho pensato nel pomeriggio:
1. arrivare in ufficio prima di lui e staccare tutti i collegamenti del suo pc. Alla sua richiesta di spiegazioni, dire che non ne sappiamo niente, è entrato un uomo con la barba e ha staccato tutto dicendo che doveva portare via il pc, poi se ne è andato e boh. Ripetere una o due volte al mese, cambiando ogni volta il pezzo da smontare, qualcuno portandolo via davvero.
2. redigere una falsa circolare dipartimentale nella quale si fa ASSOLUTO DIVIETO ai dipendenti di portare i capelli oltre i 3,5 cm. Citare sentenze della Corte d’Appello di Culatello Milanese nelle quali ai trasgressori è applicata poco meno che la pena di morte. Dichiarare che è stato sempre il solito uomo con la barba a entrare e posare quelle circolari sulle nostre scrivanie.
3. discutere con Stelvio in sua presenza sulle tecniche di archiviazione secretata e dichiarare di avere un programmino cinese che rintraccia QUALUNQUE password in 10 secondi netti.

Ci sarà da divertirsi, babies.

 

* sottano (o suttano) = termine dialettale locale per indicare abitazioni proletarie proprie del centro storico della nostra città, alle quali si accede scendendo alcuni gradini, e quindi sono al di sotto del piano stadale, soggette perciò ad allagamenti, e prendono luce solo dalla porta d’ingresso. Corrispondono più o meno al basso napoletano e al catojo siciliano.

2 risposte a “Vi presento Shel”

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