Quella del piano di sotto ha traslocato.
Il trasloco è durato dalle 7 del mattino alle 3 di notte, forse perchè i solerti traslocatori sono venuti con un’Apecar che portava mezzo comodino per volta, e ogni volta dovevano portarlo, suppongo, in un’altra Provincia. Quindi la scena, ripetutasi infinite volte nel corso della giornata, era: due robusti giovanotti si affacciano dal balcone della signora di sotto e appoggiano mezzo comodino sul montacarichi. Il montacarichi scende al ritmo di mezzo metro ogni 15 minuti. Due robusti giovanotti di sotto – diversi dai primi due, si badi bene – tolgono il mezzo comodino dal montacarichi e lo montano sul’Apecar, con uan quantità esagerata di cordami da marinaio. L’autista dell’Apecar – diverso dai quattro giovanotti già entrati in azione – mette in moto e va, verso l’infinito. I quattro giovanotti si siedono a bere una birra. Alle tre di notte c’era una tale quantità di bottiglie di birra vuote a terra che l’Apecar ha dovuto fare due viaggi per portarsele.
La signora del piano di sotto, nota per i suoi capelli di un biondo che non esiste in natura, per le tette in tutto e per tutto identiche a quelle di Venusia e per un tono di voce che facilmente trapanava i muri due isolati più in là, sovrintendeva alle operazioni spostando scatoli vuoti da lì a là e poi da là a lì.
Che il tendone del tarrazzo ti marcisca sull’Apecar, rimasto senza benzina in mezzo alla campagna molisana.