E di nuovo cambio casa…

.. di nuovo cambiano le coseeeee …..

Carissimi tutti,
aggiornate i vostri links e fate una standing ovation al prode Giancarlo Riviezzi e alla sua Generazione Zero, che con infinita pazienza ha tenuto dietro alle follie della vecchietta qui presente e mi ha tirato su una casetta nuova, stuccato e ridipinto le pareti, messi i quadri, traslocati tutti i vecchi mobili e aggiunti di nuovi.

Da oggi mi trovate a

WWW.CAMBIANEVE.NET

dove troverete anche tutti tuttissimi i vecchi post di ormai quasi 5 anni di elucubrazioni e cazzi miei.
Vi aspetto tutti.
Baci

Ho messo via ….

Sto chiudendo un pò di pacchi, mettendo via i gioielli in un posto sicuro, coprendo con lenzuola divani e mobili. Mi sto preparando ad un trasloco: la circense sta per andarsene in una casa tutta nuova ancora odorosa di vernice dalla quale vi stupirà con effetti speciali, ma non troppi perchè il troppo stroppia. Sto tentando ad esempio di capire la fondamentale importanza di avere un account Twitter, ma non mi hanno ancora convinto.

Un grazie di cuore a Giancarlo & la sua band che sto rincoglionendo di mail che hanno tutte per oggetto

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“Richiestine – ine – ine” tutte, lo ammetto, puntualmente esaudite.

Trasloco, anche d’ufficio / 4

Allora: vabbè, io e Stelvio non c’avevamo poi tutta ‘sta stanza da smontare. E comunque i nostri bei 15 scatoloni li abbiamo riempiti. Però adesso essi giacciono vuoti fuori dalla nostra nuova stanza, e il loro contenuto è stato sistemato alla grande nel nuovo armadione che ancorchè un pò sinistro è ben più grande del precedente.
Le nostre scrivanie sono state riarredate.
I nostri computer e linee telefoniche più o meno funzionano, prova ne sia che sto qua ad aggiornare il blog. Insomma, la vita – lavorativa – può riprendere, dopo soli 5 giorni.

Ma allora secondo voi è normale che gruppi di colleghi si aggirino fra i corridoi con la stessa faccia smarrita di quella di Titanic quando cercava il biondino protagonista (i nomi non sono il mio forte, lo so), con l’acqua alle ginocchia?

Trasloco, anche d’ufficio / 2

In fondo al corridoio sono comparsi degli inquietanti scatoloni ripiegati che una volta aperti sembrano capaci di inghiottire l’intero ufficio.
Stelvio e io ci stiamo interrogando da un paio di settimane sul fondamentale interrogativo: lo scarto di tonnellate di carta inutile che si è accumulato nella nostra stanza, lo facciamo prima di mettere la suddetta monnezza negli scatoloni, o lo facciamo dopo, quando gli scatoloni pieni di cartaccia saranno stati portati nella nuova stanza da bestemmianti facchini della Ditta Traslochi?
Io propendo per la tesi meno umanitaria, che ci fa perdere poco tempo per il riempimento, basta buttare tutto dentro a casaccio, anche per esempio l’utilissima pubblicazione “Festa di San Giovanni Gualberto” a cura della Fondazione di San Giovanni Gualberto, Patrono dei Forestali d’Italia.
Stelvio, come tutti gli uomini, è meno crudele di me e propende per una tesi intermedia, ovvero una cernita grossolana, riservandoci quella più fine all’arrivo nel nostro pur sempre Circo di Pazzi, ma però tutto nuovo e scintillante.

Trasloco, anche di ufficio

Eh insomma traslochiamo.
La finiamo di stare in un un fatiscente palazzo in pieno centro, antico, tutto stucchi, per trasferirci in un bellissimo palazzone ipermoderno in aperta campagna dove aveva sede il Consiglio Regionale che si è già trasferito in un altro palazzone ancora più supermoderno costruito venti metri più in là. E vicino ad altri identici palazzoni supermoderni dove hanno sede TUTTI gli altri uffici regionali.

Eh vabbè, ma almeno adesso non avremo più problemi di parcheggio.
Eh vabbè, ma almeno adesso non stiamo più sull’Aventino, lontani da tutti, che ogni volta per partecipare ad una riunione era un viaggio.

Certo.
Ma vuoi mettere andare a fare colazione al Gran Caffè? mi ha detto in gramaglie la responsabile dell’URP. Ovvvio. Una consistente fetta di mie colleghe è già in lacrime per l’abbandono del sempre possibile passeggio in Centro. So cosa pensate. Una dipendente pubblica non dovrebbe avere la possibilità di passeggiare in centro in orario di ufficio. Appunto. Non dovrebbe.

Traslochi

Quella del piano di sotto ha traslocato.
Il trasloco è durato dalle 7 del mattino alle 3 di notte, forse perchè i solerti traslocatori sono venuti con un’Apecar che portava mezzo comodino per volta, e ogni volta dovevano portarlo, suppongo, in un’altra Provincia. Quindi la scena, ripetutasi infinite volte nel corso della giornata, era: due robusti giovanotti si affacciano dal balcone della signora di sotto e appoggiano mezzo comodino sul montacarichi. Il montacarichi scende al ritmo di mezzo metro ogni 15 minuti. Due robusti giovanotti di sotto – diversi dai primi due, si badi bene – tolgono il mezzo comodino dal montacarichi e lo montano sul’Apecar, con uan quantità esagerata di cordami da marinaio. L’autista dell’Apecar – diverso dai quattro giovanotti già entrati in azione – mette in moto e va, verso l’infinito. I quattro giovanotti si siedono a bere una birra. Alle tre di notte c’era una tale quantità di bottiglie di birra vuote a terra che l’Apecar ha dovuto fare due viaggi per portarsele.

La signora del piano di sotto, nota per i suoi capelli di un biondo che non esiste in natura, per le tette in tutto e per tutto identiche a quelle di Venusia e per un tono di voce che facilmente trapanava i muri due isolati più in là, sovrintendeva alle operazioni spostando scatoli vuoti da lì a là e poi da là a lì.

Che il tendone del tarrazzo ti marcisca sull’Apecar, rimasto senza benzina in mezzo alla campagna molisana.