Jingle bell, Jingle bell

Come di consueto nel Dipartimento pubblico che mi ospita le cose più interessanti e valide devono essere pensate scritte validate vidimate e finanziate entro il 22 Dicembre. Peccato che si comincia a pensarle il 21. Gatto Silvestro è in pieno delirio programmatico, e schizza da una stanza ad un’altra imitando alla perfezione il cartone animato dal quale non a caso prende il nick. Io e Stelvio abbiamo la faccia incollata ad un pc da circa 48 ore e i cervelli che ci fumano per lo sforzo di non scrivere stronzate pur in un lasso di tempo così breve. Ringhio, la segretaria di Gatto Silvestro, è passata direttamente all’abbaio e oggi ha inseguito latrando per le scale uno che si era azzardato a dirle che stava bene vestita di rosso natalizio (non è vero, sembra Belfagor, però l’incauto voleva essere carino).

Io sono in pieno spleen natalizio, se non fosse che ancora una volta Alitalia mi ha miracolosamente scodellato a casa la mia adorata sorellina sarebbe veramente uno dei Natali più di merda della mia vita. Sono passati quattro mesi e ancora non mi rassegno, ancora il vuoto che mi è rimasto è lì intatto senza essere stato colmato di una virgola, ancora dopo quattro mesi il dolore è lo stesso se ripenso a un ieri vicinissimo eppure lontano anni luce, a fatti, facce, momenti, abbracci, calore umano, che non c’è più. Desidero con una intensità che mi spaventa poterlo abbracciare, magari una volta sola. Mi pare di essere fatta di vetro, dura fredda e pronta ad andare in frantumi se solo qualcuno urla troppo forte.