Libri che ho letto / Non avevo capito niente

NON AVEVO CAPITO NIENTE – Diego De Silva, ed. Einaudi, 2007

In una Napoli non perfettamente riconoscibile, perchè assolutamente non oleografica, uno spiantato avvocato del foro partenopeo trascina le sue giornate fra improduttive attività forensi e la crisi personale che lo attanaglia in quel momento, essendo stato di recente lasciato dalla moglie. Su questa base si innestano le due direttrici del romanzo, quella personal / sentimentale, con le amare – ma esilaranti – considerazioni del protagonista sull’amore infelice come metafora della perdita della dignità, e quella lavorativa, con l’incursione nel penale e nelle abitudini che regolano i rapporti della bassa manovalanza camorristica con la legge, i tribunali, i giudici, gli avvocati.

A fare da sfondo e collante al tutto, una serie di situazioni e personaggi improbabili eppure così concreti e vivi da poterli toccare, e una lunga serie di interpretazioni sbagliate di comportamenti altrui, sia in

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positivo che in negativo, che porteranno l’avv. Malinconico (nomen omen) alla sconsolata considerazione che fa da titolo al romanzo.

Non si smette quasi mai di ridere, nè di pensare.

VOTO: 8/10

Libri che ho letto / Io non ricordo

IO NON RICORDO – Stefan Merril Block, Ed. Neri Pozza, 2008

Una donna che giorno dopo giorno dimentica le cose più elementari, i visi dei familiari, i nomi, le operazioni più semplici, procedendo a ritroso diretta verso l’infanzia per tornare al nulla.
Un uomo che ama disperatamente una donna che non può appartenergli, finendo con il vivere con lei a contatto più stretto del suo stesso marito.
Un ragazzino sveglio e complessato che non si rassegna all’ineluttabile e lotta almeno per ricostruire la storia familiare di una malattia, l’Alzheimer precoce, che condanna sua madre.
I legami familiari, quelli emotivi e scoperti, quelli genetici e occulti, che legano tutti i protagonisti, vero filo conduttore della storia.
Su tutto, la favolosa leggenda di Isidora, luogo fantastico ed irraggiungibile nel quale “non si possiede nulla, e quindi nulla si può perdere“, memoria compresa, una metafora dell’oblio che ci renderebbe tutti meno infelici, anche se probabilmente meno umani.

Una bella prova di esordio di un giovane scrittore americano, avvincente, scorrevole, appassionante.
Consigliatissimo.

VOTO: 9/10