NON AVEVO CAPITO NIENTE – Diego De Silva, ed. Einaudi, 2007
In una Napoli non perfettamente riconoscibile, perchè assolutamente non oleografica, uno spiantato avvocato del foro partenopeo trascina le sue giornate fra improduttive attività forensi e la crisi personale che lo attanaglia in quel momento, essendo stato di recente lasciato dalla moglie. Su questa base si innestano le due direttrici del romanzo, quella personal / sentimentale, con le amare – ma esilaranti – considerazioni del protagonista sull’amore infelice come metafora della perdita della dignità, e quella lavorativa, con l’incursione nel penale e nelle abitudini che regolano i rapporti della bassa manovalanza camorristica con la legge, i tribunali, i giudici, gli avvocati.
A fare da sfondo e collante al tutto, una serie di situazioni e personaggi improbabili eppure così concreti e vivi da poterli toccare, e una lunga serie di interpretazioni sbagliate di comportamenti altrui, sia in
positivo che in negativo, che porteranno l’avv. Malinconico (nomen omen) alla sconsolata considerazione che fa da titolo al romanzo.
Non si smette quasi mai di ridere, nè di pensare.
VOTO: 8/10