Estate ad Alcatraz

Ho capito che è il 31 luglio, ma essere l’unica occupante della mia stanza nell’unica stanza aperta del mio corridoio mi fa un pò specie.

La collega superstite del suo corridoio al piano di sopra ogni tanto mi chiama per essere certa di non essere rimasta sola. Anche lei mi sa che comincia ad intravedere il bambino sulla biciclettina che percorre i menzionati corridoi, e non è una bella visione.

In fondo, le guardie giurate sono armate, e ce n’è una per piano, quindi in totale sono in numero maggiore degli impiegati regolarmente presenti qui ad Alcatraz. Se decidessero di stuprarci in gruppo e poi sgozzarci nessuno sentirebbe le nostre grida di aiuto.

Sì, fa un pò caldo, ma non è per questo che deliro. Almeno credo.

M. era solo un pretesto

La verità è che avevo 18 anni e l’estate era bellissima. Il villaggio era fatto tutto di villette e vialetti stretti con giardini pieni di pitosfori in fiore e salici e erba tagliata di fresco e l’odore si mescolava a quello del mare dietro al muretto. Ci conoscevamo tutti, ci ritrovavamo ogni anno. Non mi pareva mai l’ora di andare a dormire, si stava così bene, era tutto così fresco nuovo bellissimo da vivere. M. aveva 18 anni pure lui, e non me ne fregava un tubo, di lui, invece lui era innamorato perso, mi dimenticava durante l’inverno e poi si cuoceva di nuovo a fuoco lento non appena mi rivedeva, ad Agosto, da ormai tre anni. Quell’anno, avevo ceduto. Baci dietro al muretto, sulla barca a motore dei suoi genitori ancorata al largo, baci fra i pitosfori e il campo da tennis, baci di mattina, di pomeriggio, di sera. Non avrebbero dovuto esistere orologi, invece mia mamma l’aveva e implacabile lo usava.

Ma l’estate era troppo estate, e 18 anni erano troppo 18 anni per cedere così alla serietà di un sonno ad ore civili. E quindi, tornavo a casa docile, mi infilavo il pigiamino, buonanotte buonanotte e via dormire in un lettone matrimoniale con mia cugina. Dopo una mezz’oretta, il rito prevedeva aprire gli occhi, silenziosamente scivolare fuori dal letto, vestirsi abbandonando il pigiamino al suo destino, aprire la porta finestra, attraversare il giardino scavalcare il cancello chiuso e via verso la piazzetta, dove c’era M., ma anche tutti gli altri. Giocare, ridere, scherzare, dare qualche bacio a M., VIVERE insomma e verso le 4, le 5 del mattino, quasi chiaro, rifare il percorso inverso, riscavalcare, ripigiaminarmi, dormire beata manco 3 ore e poi andare a fare colazione vispa come un grillo.

Addormentarsi puntualmente in spiaggia, sull’asciugamano, ustionandosi pure le piante dei piedi. M. era solo un pretesto, la verità è che vivevo, in quell’estate bellissima. Vivevo, e la vita aveva un sapore meraviglioso, sapeva di mare, salici, sabbia, brioscine con la nutella e baci voraci e quasi adulti. Ignara di bugie, sofferenze, tutta una vita ancora da vivere, come mi pareva lunga, e come avrei voluto arrivare in fretta e al tempo stesso non arrivare mai.

Meno male, ho avuto 18 anni pure io.

Ancora due giorni …

Fra 48 fetentissime ore ‘sto strazio finisce, grazie a Dio. Siamo qui, raggruppati sotto il bocchettone dell’aria condizionata, che peraltro ci ha rovinato la salute un pò a tutti, ad aspettare le inevitabili modifiche e/o tragedie dell’ultima ora. Nel frattempo disegniamo fiorellini sui fogli di carta da riciclare, e facciamo cose inutili ma perditempo come la correzione ortografica dei refusi, o qualche abbellimento grafico delle copertine.

Abbiamo saputo che il progetto che il Capo non ha voluto svendere è stato comunque consegnato (non il nostro, o almeno così spero, ma finchè non lo vedo ..) e quindi si è verificata una delle due ipotesi che avevo segnalato qualche blog fa, perlomeno salvando la nostra faccia.

Comincio a sentire la stanchezza che si accumula. Ho dormito malissimo stanotte, per via del caldo o forse della pizza con le melanzane, ma anche perchè ho sognato ripetutamente che non riuscivo a scrivere un testo nelle apposite caselle, il testo era enorme e le caselle troppo piccole, tipico incubo di chi sta finendo un lavoro e teme di non fare in tempo, e mi svegliavo di soprassalto, grondante sudore.

Oggi, solo frutta, giuro.

Stay tuned, a dopo

P.S. Io non vorrei infierire, ma una mezz’ora fa è stato pubblicato un intervento su un blog dell’ennesimo poeta incompreso, del quale sarei tentata di riportare il testo, per farne un’analisi strutturale … vabbuò, ho capito, non sono cazzi miei, ognuno pubblica che gli pare.

 

Pettegolezzi

La telefonata è arrivata. Confermata la SPLP per il 20 Agosto, con un sadismo istituzionale degno di Mengele. Prevedo piani ferie che coinvolgerano il fresco mese di Settembre, quest’anno, nel quale ovviamente pioverà a dirotto e ci saranno 12 gradi centigradi come temperatura massima, mentre ora stiamo bollendo come zucchine nel minestrone e il sole splende rovente e incurante dei lavoratori atipici curvi cui pc.

Ieri sera era il compleanno di una delle mie amiche di vecchia data, e ci siamo ritrovate in 4 femminucce virgola 5 (una delle 4 è incinta di 7 mesi, e aspetta appunto un’altra femmina) a fare uno sport che le donne meridionali di qualunque età adorano, ovvero il “taglia e cuci”. Ieri sera in particolare sono stati aggiornati i database, con una lunga elencazione di fidanzamenti, matrimoni, separazioni, divorzi, annullamenti, vedovanze, un sospetto di omosessualità in una persona finora catalogata come etero, vecchie coppie scoppiate che si ritrovano, numero di figli, figli in comunità di recupero, e via inserendo dati, correggendo quelli imprecisi, aiutandoci a vicenda su nomi e cognomi, parentele, rapporti vicini e lontani.

E qualche ricordo di gioventù, che inizia con la frase: “Chissà che fine ha fatto X, ve lo ricordate X?” e lì subito un’altra interviene dicendovi per filo e per segno che fine ha fatto X, e già che c’è anche Y e Z, ricordati per assonanza o affinità concettuale.

E’ stata avviata una indagine poliziesca da svolgere fuori città, restringendo il campo di indagine a miei concittadini che abbiano la casa al mare in un certo comune della costa, e che l’abbiano in quel palazzo dove c’è quel bar – ristorante – pizzeria.

Che volete, la città è piccola e la gente parla. Vi giuro, senza cattiveria. Ci credete?