La verità è che avevo 18 anni e l’estate era bellissima. Il villaggio era fatto tutto di villette e vialetti stretti con giardini pieni di pitosfori in fiore e salici e erba tagliata di fresco e l’odore si mescolava a quello del mare dietro al muretto. Ci conoscevamo tutti, ci ritrovavamo ogni anno. Non mi pareva mai l’ora di andare a dormire, si stava così bene, era tutto così fresco nuovo bellissimo da vivere. M. aveva 18 anni pure lui, e non me ne fregava un tubo, di lui, invece lui era innamorato perso, mi dimenticava durante l’inverno e poi si cuoceva di nuovo a fuoco lento non appena mi rivedeva, ad Agosto, da ormai tre anni. Quell’anno, avevo ceduto. Baci dietro al muretto, sulla barca a motore dei suoi genitori ancorata al largo, baci fra i pitosfori e il campo da tennis, baci di mattina, di pomeriggio, di sera. Non avrebbero dovuto esistere orologi, invece mia mamma l’aveva e implacabile lo usava.
Ma l’estate era troppo estate, e 18 anni erano troppo 18 anni per cedere così alla serietà di un sonno ad ore civili. E quindi, tornavo a casa docile, mi infilavo il pigiamino, buonanotte buonanotte e via dormire in un lettone matrimoniale con mia cugina. Dopo una mezz’oretta, il rito prevedeva aprire gli occhi, silenziosamente scivolare fuori dal letto, vestirsi abbandonando il pigiamino al suo destino, aprire la porta finestra, attraversare il giardino scavalcare il cancello chiuso e via verso la piazzetta, dove c’era M., ma anche tutti gli altri. Giocare, ridere, scherzare, dare qualche bacio a M., VIVERE insomma e verso le 4, le 5 del mattino, quasi chiaro, rifare il percorso inverso, riscavalcare, ripigiaminarmi, dormire beata manco 3 ore e poi andare a fare colazione vispa come un grillo.
Addormentarsi puntualmente in spiaggia, sull’asciugamano, ustionandosi pure le piante dei piedi. M. era solo un pretesto, la verità è che vivevo, in quell’estate bellissima. Vivevo, e la vita aveva un sapore meraviglioso, sapeva di mare, salici, sabbia, brioscine con la nutella e baci voraci e quasi adulti. Ignara di bugie, sofferenze, tutta una vita ancora da vivere, come mi pareva lunga, e come avrei voluto arrivare in fretta e al tempo stesso non arrivare mai.
Meno male, ho avuto 18 anni pure io.