Luce del Nord

Sul lago, la luce delle 9 del mattino (le otto, col sole) è gialla e blu come la bandiera della Svezia. Una luce netta, pulita, autunnale, che fa splendere l’acqua immobile come un pezzo di vetro, laggiù nel verde. La nuova pista ciclabile punta dritta ad est, e quindi incornicia il sole fra gli alberi in fondo alla ferita grigia della strada con una precisione sovrumana. Una leggera nebbia si sta alzando, scoprendo i campi arati di fresco.

E’ impossibile non sentirsi esplodere la vita dentro, in un contesto così.

Regolo il ritmo del respiro su quello dei pedali. Iperossigeno a bocca aperta e il sapore che mi sale nel naso è quello della mia montagna, pini e neve, di quando mio padre portava me e mia sorella alla Sellata alla scuola di sci, venti minuti di faticosissima arrampicata a scaletta per due minuti di gioia totale, di vento in faccia, di potere sulla natura e sul mondo. E di quell’odore pungente di neve e bosco che riempiva naso e polmoni. E poi daccapo: salita, discesa. Salita, discesa. Fino allo sfinimento. La fame che veniva dopo una mattinata di quest’esercizio non aveva niente di umano.

N.b. : gli esperti POR sublimano l’ansia da rinnovo contrattuale nell’esercizio fisico 🙂  ciao Mario 🙂

La colonna sonora di oggi (parole e musica) è gentilmente fornita da Daniele Silvestri.

 

Nuovi amori

Ci consoliamo con questi, chè gli altri tacciono, è vacanza per tutti. 
E’ o non è il più splendidissimo mezzo a due ruote che abbiate mai visto? 
L’ho ottenuto facendomi dissanguare da un rivenditore con una faccetta da bravo ragazzo e una laurea in psicologia, perchè il mio smodato ego non ha resistito alle frasi “Si vede che sei pratica di bici, c’è gente che non sa nemmeno come salirci”  e  “E’ bello vedere che la cultura della bicicletta si diffonde fra le donne” che prese separatamente ed in un momento di lucidità avrebbero dovuto provocarmi conati di vomito, e invece ho tirato fuori la carta di credito.

In allegato, ma non in omaggio, anche l’accrocco per montare la bici sulla macchina e via verso nuove avventure. Da tre giorni pedalo come una forsennata, lei è leggera, docile, silenziosa, ergonomica, uno stupore continuo, per me che ero abituata ai ferrivecchi a noleggio, cigolii, tremori, pezzi che si staccano, e Coppi e Bartali messi insieme per fare 20 metri di falsopiano.   

Senza contare la riscoperta della gioia infantile della “bicicletta nuova”. Avevo forse 8 anni, l’ultima volta che mi è stata comprata una bicicletta. Sono cose.

 

Piste ciclabili

Scena: pista ciclabile intorno ad un tranquillo laghetto artificiale di montagna, una domenica mattina di sole.

Personaggi ed interpreti: io, e tutti gli altri utenti della suddetta pista ciclabile, fra i quali, non dimentichiamoli, i temibili bambini e gli ancor più temibili genitori dei bambini.

Caso 1: l’incoscientino di cinque anni pedala a tutta velocità sulla sua biciclettina alla quale hanno appena tolto le rotelle. Fa tenerezza, vero? Un piccolo dettaglio: per vedere di quanto ha umiliato la sorellina su uguale biciclettina del cazzo, il frugoletto pedala a tutta velocità ma guardando dietro. E chi guarda dietro mica può vedere che succede davanti, no? Per esempio io che vorrei sopraggiungere tranquilla pedalando diritto e invece devo fare lo slalom tra i frugoletti di questa cippa

Caso 2: il finto professionista strafighissimo con tutina aderente in colori che fanno male agli occhi e bicicletta spaziale fosforescente, che pur procedendo più o meno alla stessa velocità di una moto di media cilindrata (cazzo, sono quasi professionista, io), guarda in basso per controllare se ha ingranato proprio quella marcia speciale che usa Armstrong per affrontare l’Isoard. Ovviamente contromano, cioè tenendo la sinistra.

Caso 3: la pista ciclabile, lo dice la parola stessa, è fatta per i cicli. Per mezzi con le ruote e i pedali. Se avessero voluto farla per i pedoni, l’avrebbero chiamata pista pedonabile. E passi per i joggers, obiettivamente la strada rotabile è pericolosa, già un paio sono morti spiaccicati. Però cazzo, tutta la santa famigliola col carrozzino dell’ultimo arrivato, le zie, i nonni, i frugoli che corrono avanti e indietro, tutto il benedetto parentame che occupa tutta la carreggiata della già ristretta pista ciclabile, e ti guardano pure storto quando tu arrivi urlando ATTENZIONE! PERMESSO! ATTENZIONE!  caso mai gli schiacci il piedino a uno dei satanassi che corrono e questo NO, cazzo!!