Ma non era meglio il telefono?

La prima volta che ho letto su FB  “Tizia ha commentato una foto in cui ci sei anche tu” sono andata di corsa a vedere, metà felicemente stupita, metà preoccupata di essere in una foto di una Tizia che non conoscevo. Ci ho messo qualche tempo per rendermi conto di cosa era veramente il tag: una segnalazione di qualcosa che altri (che non necessariamente conoscevo) volevano che a tutti i costi io andassi a vedere: una foto (dove non necessariamente c’ero anche io), un video (idem), una nota (nella quale non necessariamente si parlava di me o ero nominata). Il sentimento è stato velocemente derubricato da “preoccupazione” a “vediamo un po’”, talvolta a “ancora? che due palle!”.

Ma è durante le feste comandate che il fenomeno assume proporzioni angoscianti. Spero non si offendano quelli che l’hanno fatto, ma i veri socialforumisti del web 2.0 (incoscienti, o che non si sono studiati la netiquette) prendono un bel biglietto natalizio, con le candeline, il vischio, nei casi estremi la vignetta satirica sul Natale, o la grotta con la Sacra Famiglia, e poi taggano TUTTI. Per tutti intendo proprio tutti; tutti i contatti che hanno nella lista, spesso alcune centinaia (ma anche se siete taggati solo in venti, la rottura di zebedei è identica). Gli sventurati, per lo più, rispondono: e quindi io mi ritrovo 30 notifiche di “Illustre Sconosciuto ha commentato una foto in cui ci sei tu“. Se avete 5 amici siffatti (e ce li avete, lo so che ce li avete) è l’Armageddon: siete coinvolti in un turbine di auguri di gente di cui ignoravate felicemente l’esistenza fino a due giorni prima.

Esiste una tenue, strettissima via di uscita: andare sulla pagina dell'”amico” – ma sarebbe serio cominciare a riflettere, sulla portata di quest’amicizia – che ha fatto una cosa del genere, e nella caterva di nomi taggati cercare il vostro. Impresa non così semplice, perchè i nomi non sono in ordine alfabetico, ma elencati a capocchia, nella maggior parte dei casi: ma insomma, quando vi sarete fatti gli occhi a spillino vederete, vicino al vostro nome, la magica scritta “rimuovi tag”: la cliccate, e per quel giorno, e per quell’amico, sarete salvi.

Esiste però la cattiveria pura, la malvagità insospettabile, la perversione demoniaca, mascherata da cortese intimità: il messaggio privato urbi et orbi. Gli effetti sono gli stessi del tag, ma il dramma è privato e soprattutto permanente: se qualcuno ha mandato su Facebook un messaggio privato di auguri a 30 persone, fra le quali ci siete voi, nella vostra casella di posta si incroceranno 200 ringraziamenti (“Grazie, anche a te!” – “Che bello! grazie, Tizia!” – “Ma ci vediamo a Poggibonsi?” – “Eh non so, a Natale sto coi miei” – e potrei continuare all’infinito) di persone che non conoscete e che non volete conoscere, ben sapendo che non sono in programma viaggi a Poggibonsi nel prossimo futuro. E il dramma è permanente perchè dal messaggio privato NON SI SFUGGE. Potete cancellarlo, ma il primo che “risponde a tutti” per disattenzione o per pura malvagità, ricomparirà beffardo nella vostra casella di posta scatenando un nuovo tsunami di risposte e controrisposte, delle quali peraltro avrete nel frattempo scordato il capo iniziale, e quindi dovrete solo arrendervi alla violenza e aspettare proni che Natale passi.

L’unica nota positiva di tutto ciò è che Facebook ha cannibalizzato le altre due modalità urbi et orbi di invio auguri imperanti fino a ieri: la mail, e l’sms. Ne ricevo molti molti di meno, da uno o due anni, e sono mirati, quindi più graditi. Certo, gli sms “In questa beata notte di serenità e letizia ti giungano fervidi i miei auguri per un sereno e Santo Natale, di amore e fratellanza nella gioia del Signore“, senza firma, nei quali il mio nome non compare, indizio certo di sms mandato a raffica a tutti i numeri della propria rubrica, ancora mi arrivano, ma non ci faccio più caso. Nessuno di noi è proprio normale normale, se analizzato fino in fondo.

Non vi offendete: io non rispondo a nessuno, se solo posso.
Se davvero voglio bene a qualcuno, lo chiamo a telefono e  gli faccio gli auguri.
E vi voglio bene lo stesso, anche se gli auguri non me li fate, anche se non arrivano mail, nè sms, nè tag di qualunque genere.
Ma non mi mettete in una lista.
Non mi taggate.

BUON NATALE!!!

La colonna sonora è dedicata a quelli che c’erano, e si ricordano quei capelli, quei pantaloni a vita alta, e quelle facce.

 

Pensieri del giorno

Pensiero n. 1
Sulla mia scrivania si accumulano lentamente ma inesorabilmente progetti provenienti dai soggetti più disparati, tutte con una sola richiesta: dateci qualche milioncino di euro, e faremo di quell’angolo remoto di regione un Centro! Di! Formazione! coi controcazzi che non ce ne sarà più per nessuno. Se dovessimo esaudire le richieste di tutti, saremmo l’unica regione nella quale i posti aula sarebbero di più della popolazione residente, compresi lattanti e moribondi allettati. A me tocca quasi sempre lo sgradito compito di:
a. leggermi i progetti suddetti, facendomi scendere lo scendibile con le terminologie fantasiose (mai che le cose vengano chiamate con lo stesso nome, o con un nome corrente in italiano, in due progetti diversi)
b. trovare l’errore, cioè capire dove i tecnicissimi manaGGers che hanno redatto il progetto hanno esagerato con le richieste
c. dichiarare che si, il progetto è molto interessante, ma solo se lo fate costare 10 volte di meno, o se lo facciamo in un prossimo futuro, magari nel 2030.

Talvolta anche leggerli è faticoso, o noioso, nella maggior parte dei casi, in casi estremi irritante. Sono paper nei quali è possibile trovare un indice così strutturato:
2.4 – IDEAS FACTORY
2.4.1. Building & Planning
2.4.2 Developing & Testing
2.4.3. Modelling & Launching

😐

Per questo si accumulano. Perchè apro la prima pagina, leggo un indice così composto, e la richiudo subito.

Pensiero n. 2
Non sono soddisfatta del menù per la sera della Vigilia di Natale. Si prospettano paccheri col pescespada, orata e gamberoni al forno, patate novelle, cassata, mandarinello fatto con le mie manine sante. Tutto buono, ma volevo un colpo d’ala, non so, per esempio un raviolo con la crema di noci. Non so perchè questo piatto, che non appartiene nella maniera più assoluta alla tradizione di famiglia, che non ha la componente di pesce minima necessaria a farla dichiarare “piatto di Natale”, mi si è piantato in testa. Perfino le ricette che ho trovato in rete non mi ispirano più di tanto, ma sento che se non lo faccio Natale non sarà Natale, ecco.

E poi, non so, uno sformato di salmone e zucca con aceto balsamico, un carpaccio di qualcosa,  un trionfo di sconcigli su letto di ceci al Campari, insomma una cosa sicuramente vomitevole ma almeno che facesse impressione, quando mi chiederanno “e a Natale che mangiate?”  invece niente. Sono depressa. Se trovo il pecorino fresco faccio le seadas sarde.

Pensiero n. 3
E’ tempo di auguri. Anche e soprattutto istituzionali. Ognuno immancabilmente accompagnato da buffet rustico e dolce e da prosecco per i brindisi. Fra gli auguri delle sfere altissime e quelli della sfere medio alte, sono tre giorni che vaghiamo per le stanze tutti leggermente alticci, che il prosecco a diguno fa questo effetto, pare. Lo stato di leggera ebbrezza ha provocato ilarità  incontrollata, o inizio di risse e strascini sedate dall’intervento della vigilanza. Non un bello spettacolo per l’utenza che ogni tanto gira per i nostri corridoi, nono.

Colonna sonora offerta da quella meravigliosa donna di Annie Lennox. E’ un palese plagio, mi dicono, ma pace, io l’adoro lo stesso.

Propositi per il nuovo anno

1. evitare fermamente di andare a guardare i propositi dell'anno prima, per non scoprire che non ne ho azzeccati manco metà;

2. dire con chiarezza a tutti quelli che quest'anno ti hanno mandato auguri via sms o mail che anche il prossimo anno NON gli risponderai, e quindi è inutile offendersi; d'altra parte, se non te li mandassero affatto, gli auguri, non ti offenderesti nemmeno tu, e quindi il conto torna;

3. dire a tutti i tuoi contatti su Facebook che non aderirai a NESSUNA causa, non vuoi baci, abbracci, regali, fiori, palle di neve, peluche, non fai pettegolezzi (non on line, almeno), non fai test, partecipi a pochissimi selezionatissimi gruppi e i posti sono già tutti occupati. Quindi se magari evitano di sommergerti di notifiche all'uopo, è tanto di guadagnato;

4. evitare di cedere alla tentazione dell'acquisto compulsivo per poi ritrovarsi fra le mani gli auricolari a forma di coccinella comprati su E-bay, due biografie di Ludwig van Beethoven (nessuna delle due finita), il peluche a forma di Ariete che cammina e bela, scarpe blu coi tacchi di 12 cm sui quali si può camminare solo 5 minuti, e solo sulla moquette;

5. finire di scrivere i miei bellissimi racconti (ok, piacciono solo a me, ma secondo me sono bellissimi) e poi metterli in una busta, come si usa, e spedirli a case editrici, come si usa, e come si usa stare seduta mangiucchiandosi le unghie finchè non arrivano le lettere di rifiuto;

6. fare solenne, solennissimo voto di castità emotiva, riversando tutte le energie nell'evitare invece qualunque forma di castità fisica;

7. prendersi un pò cura di questa malandata carcassa che sostiene e amorevolmente avvolge la ancora più malandata materia grigia della sottoscritta: ma che so, non dico un check up, ma almeno banali analisi del sangue, farsi battere un martelletto sul ginocchio, farsi auscultare e palpare anche un pò a casaccio, farsi infilare specula nelle parti basse, roba così, niente di serio;

8. dare fondi alla ricerca per gli studi sul teletrasporto;

9. rinchiudersi in una comunità di recupero che combatta contemporaneamente  le dipendenze dagli oroscopi di Rob Brezsny, dal cioccolato fondente 70%, dal rhum cubano, dagli uomini morti dentro le bocce di cristallo, dalla pizza con la provola, dai massaggi casalinghi, da Lost e Grey's Anatomy, da Vasco Rossi e Bruce Springsteen, da 'sto cazzo di computer che se l'appicciassi sarebbe meglio per tutti.

Me compresa.

Buon anno!

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Tutto intorno a te

C’è una cosa che mi fa girare le balle a Natale più della mia famiglia, ed è il perverso frutto della tecnologia denominato sms.
Nessuno perde più un secondo per chiamarti e augurarti buon Natale, ma tutti – e dico TUTTI – sono capaci di perdere 30 minuti per digitare una roba del tipo (cito testualmente, ho le prove ancora nella memoria del mio cellulare): “Che queste sante feste portino nella carità del Signore  a te e ai tuoi cari serenità e gioia e tutto quanto desideri per il nuovo anno” e poi inviarla a tutti gli indirizzi contenuti nella rubrica, anche per ottimizzare la tariffa stracciaculo del proprio gestore telefonico che consente l’invio di 2.500 sms ma solo fra le 24.00 del 24 Dicembre e le 3.00 del 25.

Vi prego, non mi augurate Buon Natale con un sms, non me ne frega un tubo, vi voglio bene lo stesso. Piuttosto baciatemi due volte quando mi incontrerete.