Non è l’errore in sè

Non è l’errore in sè: quello l’ho fatto, e me ne prendo la responsabilità. Potrei obiettare che mi riesce difficile guardare le cose dal punto di vista politico, invece che gestionale / amministrativo. Potrei  dire che sono stata colta alla sprovvista, e sapendo che eravamo in ritardo, ho cercato di velocizzare la procedura. Potrei dire che di quella elaborazione sapeva almeno un funzionario, e cazzo ne so io che poi non gira le carte ai livelli più alti. Ma sono foglie di fico. Dovevo pensarci, e basta. [tre foglie di fico, comunque, coprono già un bel po’, N.d.R.]

Quello che amareggia fino alla tentazione dello sfanculamento preventivo è che l’errore – con conseguenze molto limitate, sia ben chiaro – si porta sempre dietro veloce come un fulmine il giudizio di valore sulle tue capacità, e addirittura dubbi sulle scelte fatte. Si porta sempre dietro – diffidenze volpine – il dubbio sulla buona fede. Non c’è mai la presunzione di innocenza, in questo mondo difficile. E dietro tutto questo balena sempre, come è ovvio, il concetto di “come te movi te fuRRmino“, come diceva Cinzia Leone, o “io ti ho dato la luce, io te la spengo” se preferite il meno sofisticato Andrea Roncato. E che cazzo.

Cose che ho impararato da questo episodio:
1. mai dimenticare mai che sei appesa ad un filo, e le cesoie sono sempre lì in agguato;
2. non sono cazzi tuoi la mole di documenti che invii alla gerarchia di capi&affini: tu mandali, perchè nessuno domani ti deve poter dire che non ne sapeva niente. Tu gira tutto a tutti, e vaja con Dios;
3. non hai nessun grado di autonomia, nemmeno una stizza, nemmeno dopo quasi 7 anni: sei pazza? prendere decisioni e mandare avanti una procedura è un ruolo da funzionario, e tu sei [piega schifata della bocca] un’esterna. Tu devi limitarti ad elaborare, inviare, aspettare commenti, ri-elaborare, re-inviare, nei casi più gravi perdere di vista il documento, che nel frattempo acquista vita propria, e sperare di essere informata su che fine fa il frutto del tuo lavoro;
4. per un politico, la faccia è in assoluto la parte più importante del corpo [che scopertona, eh? N.d.R.]

Passerà, come ne sono passate tante. Ma la stanchezza di non capitalizzare mai, al netto delle solite attestazioni di stima, quella, rimane. 

Mi veniva la tentazione di mettere il video del Tenente Hartman in Full Metal Jacket. Ripiego su un più graffiante e sottile Alberto Sordi (ritengo “Signor Tenente! I tedeschi si sono alleati con gli americani!!” una delle battute più folgoranti ed esemplificative del momento di totale e assoluta confusione di quei giorni)

Una risposta a “Non è l’errore in sè”

  1. Frustrante non è aggettivo sufficientemente appropriato, vero?
    Sfanculamento è molto meglio, vero.
    E poi dicono “ma se questi ragazzi (dai 25 ai 45 son tutti ragazzi) non son capaci di prendersi delle responsabilità, è normale che noi ottuagenari si debba stare ancora in trincea” … vero???
    Sì, sfanculamento è molto meglio.

I commenti sono chiusi.