Ed è così che ieri mattina, un fazzoletto legato in testa come Mamie di Via col Vento, mi accingo, nella desolante assenza ormai trisettimanale della mia fantastica colf, a cercare di salvaguardare il decoro della mia magione e riportare sotto i livelli di attenzione lo stato igienico della medesima.
Vi dico subito che la parola d’ordine della simpatica mattinata è stata CAPELLI. Ne ho raccolti a tonnellate da terra, in bagno, sui mobili, ovunque. Una ecotambe tricologica di cui non sospettavo l’esistenza, avendone alle fine molti anche ben saldamente attaccati al cuoio capelluto. Talmente tanti che ho dovuto cambiare il sacchetto dell’aspirapolvere, che si è decisamente rifiutato di ricomininciare se prima non gli evitavo lo stangolamento pilifero.
E a proposito, l’ASPIRAPOLVERE. Ne vogliamo parlare? Il delizioso Mousy della Imetec, che se lo fai andare a marcia indietro si aspira da solo il filo della corrente? che non distingue fra un pavimento ed un tappeto? che tende a mangiarsi le frange del medesimo (tappeto) prima
che voi abbiate il tempo di fermarlo? che fa lo stesso rumore di un aereo in fase di decollo?
A fine mattinata, dopo aver disinfettato, lavato, aspirato, lucidato, cambiato sacchetti dell’immondizia (che per la verità, gentili, si sono accomodati fuori dalla porta da soli), spolverato e ordinato ho a lungo meditato se farmi o meno la doccia, per evitare di sporcare la VASCA (avete mai provato a pulire una vasca? entusiasmante, vero?) e se aprire un fan club per R., infaticabile collaboratrice della mia famiglia e mia da 20 anni circa. Guarisci presto, cara 🙂 ti voglio bene, e non so fare così bene quello che fai tu.