Terapia di gruppo

In realtà non è che non ho niente da scrivere. Di roba ne avrei. E’ che non riesco più ad organizzarla, perchè non l’ho ancora chiara, è una valanga di pensieri scoperte supposizione dimostrazioni. Sto facendo un ottimo lavoro, dice il guru. In gruppo più che in individuale. Stasera per esempio sono sfinita, oggi c’era il gruppo del mese e per me era la prima volta. Venti persone in un capannone industriale gelido e spoglio, in tuta e calzini di spugna. Mezz’ora a respirare, facendosi aiutare (sembra assurdo, dover essere aiutati a respirare, ma è così). Mezz’ora a respirare e tirare fuori la voce, a bocca aperta, fino a che il capannone non sembra pieno di indemoniati da esorcizzare. Il diaframma si contrae, la gola si serra, e allora tenere duro, apri la bocca, urla, insisti, fino a che non viene la tosse o l’urto del vomito. E insieme a quelli una valanga di emozioni, di pensieri, che non riesci ad afferrare tutti. Ma non importa, se sono venuti fuori si piazzeranno in testa e prima o poi verranno fuori uno alla volta ordinati come soldatini alla parata.

Aver imparato a non fare soffrire nessuno.
Aver contrabbandato l’eccezionale intelligenza con esibizioni da scimmietta ammaestrata, per coprire altre emozioni più devastanti.
Avere imparato a fare finta di non capire, a seppellire discorsi, a deviare fiumi in piena con la forza delle mani.
L’anoressia infantile diventata bulimia, riempire la bocca per non urlare, per non esprimere emozioni che fanno soffrire sè stessi e gli altri e quindi mortali.
Aver ricacciato in gola pezzi importanti della costruzione della propria autonomia, del proprio sè.
Essere speciale, indossare la maschera del genio (“ma tu quanti giga hai nella testa?” mi diceva un mio ex socio che pure non posso dire mi amasse alla follia) per essere considerata viva e meritevole di affetto.
Pretendere il massimo da sè stessi per poter essere apprezzati dagli altri, non concedersi mai una pigrizia, rispettare ossessivamente i rituali se no il mondo frana.
Non dire mai no.

Stasera sono distrutta dalla fatica, ma la mia faccia allo specchio mi sembra diversa.
Non so, forse sono gli occhi, più morbidi, più luminosi.
Forse sono solo stronzate e ho bisogno di dormire.

2 risposte a “Terapia di gruppo”

  1. Mii, quasi quasi ci vengo pure io dal tuo guro. (l’ho sempre sospettato che urlare faccia bene, io lo faccio dal finestrino della vettura quando mi trovo sul raccordo 🙂

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