Ha ragione mio fratello (come sempre). Posso recuparere tutto il mio élan vital e la mia gioia di vivere se riesco ad enumerare e vivisezionare con freddezza e precisione i molteplici strati ansiogeni, a farne una carta d’identità, foto, nome, cognome, causa, tempo di permanenza nella mia vita, separarli gli uni dagli altri – intrecci e fusioni sono all’ordine del giorno, e talvolta gli strati sono invecchiati e si sono incancreniti – e affrontarli uno per volta, tentando di mandarli affanculo a pedate.
Cominciamo dalle cose semplici: una visita specialistica mi ha assicurato che ho ancora lunghissima vita davanti, e 5 giorni di antibiotico locale e per bocca risolveranno brillantemente il problema. Quel menagramo del mio medico curante è scettico sulla diagnosi, ma in onore del mio nuovo corso emotivo ho deciso che non me ne strafotte niente. Domani vado a fare un check up generale, e poi vediamo.
Per oggi potrebbe bastare. Stasera ho gli esercizi di respirazione shiatzu, ieri sera mi sono addormentata come un infante davanti a Marco Paolini, per poi risvagliarmi sul finale del monologo, che non mi sarei persa per nulla al mondo.
Un pezzetto al giorno.
Un problema alla volta.