Ah, sì: i questuanti da ufficio. Me l’ero scordato perchè ho ancora negli occhi il week end. Sono andata al Museo Nazionale di Napoli a vedere “Storie da un’eruzione”, che mette in mostra reperti trovati in scavi programmati e casuali (quelli del raddoppio dell’Autostrada) fra Ercolano, Oplonti e Moregine, che attualmente corrispondono alle periferie fra Terzigno e Torre Annunziata. Sono rimasta senza parole. Gli ercolanesi in fuga scappavano portando con sè quello che che di più prezioso possedevano, per lo più gioielli e monete. Ercolano non fu bombardata da lapilli e pomici, come Pompei, ma “solo” sepolta da una serie di “surge”, ovvero di velocissima impalpabile cenere rovente mista a gas venefici, che non ha fatto crollare gli edifici, visitabili in situ in tutti i loro tre piani di altezza, e ha calcinato in pochi secondi non solo i corpi (si possono leggere macabri dettagli quali aumento in pochi secondi della temperatura corporea fino a 400 gradi con conseguente ebollizione del sangue e esplosione di crani) ma anche gli oggetti. Per non so bene quale fenomeno chimico – fisico, dunque, a Ercolano si sono ritrovati anche materiali organici, che a Pompei sono stati distrutti dal fuoco, come stoffe, legno, cesti di vimini, ossa.
I calchi dei corpi sono impressionanti, è stato possibile ricostruire perfino le espressioni dei visi che stanno guardando in faccia una morte orribile, e vi assicuro che è scioccante. C’è il famoso calco del bimbo che tenta di ripararsi sotto le vesti del padre, della fanciulla che cerca di ripararsi con un lembo di abito, del marito che cerca di riparare la moglie.
Ma quello che veramente mi ha lasciato senza fiato sono stati i gioielli, ritrovati assolutamente intatti e tornati a risplendere come duemila anni fa. Bracciali a forma di serpenti intrecciati, fra cui uno con all’interno la commoventissima leggibilissima incisione “Dominus ancillae suae”, “Il padrone alla sua schiava”, che la dice lunga sui rapporti affettuosi e semi familiari che potevano intercorrere fra padroni e servi; bracciali fatti di semisfere d’oro accoppiate, catene di foglie d’edera in oro massiccio, anelli con castoni di pietre preziose incise, oggetti di fattura, oltre che squisita, modernissima.
All’ingresso, una riproduzione filmata con effetti speciali vi introduce alla tragedia: i mosaici riproducenti scene di vita quotidiana e di civiltà opulenta si spaccano al rombo terrificante del terremoto che ha preceduto l’eruzione e la musica da flautata diventa drammatica. All’uscita, potete sedervi ed ammirare un contributo filmato che ha messo insieme tutti gli spezzoni di film, anche muti, nei quali vi siano scene relative alla vita quotidiana di Pompei e alla sua tragica fine.
