E chiudo in bellezza (si fa per dire) parlandovi delle ragazze della reception del villaggio vacanze, il cui modello comunicativo di riferimento è il vigile urbano a cui Totò e Peppino chiedono informazioni a Milano.
Le facce sono impassibili – se vi va bene – ma più spesso sono scocciate o incazzate. Ho capito che avete 25 anni, è estate, il mare è a un passo e voi invece dovete stare tutto il giorno chiuse in una stanza a risolvere il problema della sciura che ha affittato il monolocale e non trova lo scolapasta che gli era stato promesso, però state lavorando, giusto? un lavoro front office, per di più, nel quale l’immagine se non tutto è molto: un sorriso, magari, che ne dite, eh? Un minimo di disponibilità? chiedere all’interlocutore “come posso aiutarla?” come gorgheggiano negli States (ma mi sarei accontentata anche di un “si, che c’è?”), invece di aspettare che il cliente si stanchi di fissarvi negli occhi in silenzio e faccia la sua richiesta?
In quei torridi giorni, sono stata da voi pochissime volte, per fortuna, ma ogni volta ho avuto l’impressione di parlare una lingua sconosciuta: qualunque richiesta (la più difficile delle quali era “dove si noleggiano le biciclette?”) ha avuto come risposta un paio di sopracciglia aggrottate, silenzio, smarrimento, ripetizione della domanda all’interlocuore, come a sincerarsi di aver capito bene, poi ripetizione della domanda fra sè, poi alla collega, faccia smarrita anche della collega, ricerca di qualche carta sotto al bancone, e poi finalmente una smozzicata risposta da interpretare, che comunque rimandava sempre a qualcun altro e ad un altro tempo che non fosse il qui ed ora (“faccia il 9 e le mandiamo l’assistenza”, “chieda al custode all’ingresso”, “”devo chiedere al responsabile, torni più tardi/nel pomeriggio/domani”).
E’ il turismo, bambine! Se non lo volete fare, restate a casa a fare le orecchiette!



