Sono tornata.
Dio solo sa con quale forza. L’estate (anzi, i 15 giorni d’estate) più angoscianti ansiogeni merdosi della mia vita. Sto malissimo, emotivamente mi è passato un TIR sopra e poi, non pago, ha fatto anche marcia indietro. Fisicamente ho addosso un’infezione che deriva da due denti mal curati e da un ovvio calo delle difese immunitarie, e credo di avere la febbre. Ho chiamato il dentista per un appuntamento e mi ha detto che devo prima fare una settimana di antibiotici. Non oso manco pensare che faccia avrò, dopo una settimana di antibiotici.
Ieri sera sono tornata a casa e le crisi di panico acquattate in un angolino per tutta la cosiddetta vacanza si sono fatte vive in tutta la loro turbolenza. Abbiamo quindi nell’ordine: medico curante (che mi farà due palle così per prescrivermi la Rovamicina) – antibiotici – psicoterapeuta – antibiotici – dentista (che ovviamente avrà bisogno di almeno tre o quattro sedute e di metà del mio lauto stipendio per risolvermi il problema).
Solo una buona notizia: credo proprio di essere di nuovo single. E quindi dimenticate tutte le mie farneticazioni su case, convivenze, matrimoni, gravidanze. In un solo colpo sono stati distrutti 5 anni di vita e TUTTI – proprio tutti – i miei progetti di vita, quello che volevo fare e volevo essere. Ho 38 anni. E’ tardi, tardi per tutto, e ormai insieme al resto sono stati travolti anche la fiducia che avevo negli esseri umani, la stima che avevo in QUELL’essere umano, la benevolenza che avevo in generale verso il mondo, per quanto esso mondo si ostinasse ad odiarmi.
Solo un filo di amore resta, tenue e provvisorio come una stella cadente, perchè non sono un rubinetto e non è che l’amore di ieri può finire di colpo, per quanto durissima sia stata la batosta.
La mia attività principale dei prossimi giorni sarà riunire gruppi di parenti ed amici con certosina precisione per non dimenticare nessuno e dire loro la sconcertante verità, e pregarli di soprassedere all’acquisto di un abito da cerimonia, che non ce n’è più bisogno. Spedire mail a quelli che non posso vedere fisicamente. Anzi, sto pendando di buttare giù un testo scritto e recitarlo a memoria, tanto sempre la stessa cosa devo dire. Sopportare con cristiana rassegnazione l’umiliazione, e tutti i perchè, i percome, i “ma come mai”, i “ma come è potuto succedere”. Soppportare con santa pazienza e sprezzo del pericolo i “te l’avevo detto io che non ti dovevi fidare”. Cercare di piangere il meno possibile, tanto non serve.
