C’era una volta una bimba coi codini biondi vagamente somigliante a Buffy di Tre nipoti ed un maggiordomo, che adorava la neve. La adorava in modo selvaggio e totale. Quando vedeva i primi fiocchi provava un tipo di gioia assoluta e inalterabile che avrebbe ricordato poi molto a lungo negli anni a venire, perchè sarebbe stato sempre più difficile provarla, quel tipo di felicità lì.
A quei tempi quando nevicava la neve cadeva abbondantissima e durava in terra settimane, gli adulti scavavano con la pala dei sentieri per arrivare dal salumiere, e quei sentieri li percorreva anche lei, toccando con le mani quei muri di neve più alti di lei. Si andava con lo slittino tirato da papà, si costruivano pupazzi giganteschi, e papà metteva le catene alla macchina, con manovre complicatissime mentre la neve gli imbiancava i capelli già un pò bianchi, anche se aveva solo 35 anni, allora. e siccome la bimba aveva 6 anni era consentito non aiutare, anzi rimanere in macchina e ridere di gioia e della neve sui capelli di papà.
E’ possibile che quella bambina sia la stessa persona che stamattina, alzando la serranda con gli occhi ancora ammaccati dal sonno e scoprendo il davanzale imbiancato, abbia sbuffato:
“Maronna, che palle, ‘sta neve, ma quando finisce?”
e che al pensiero delle duemila difficoltà che la neve comporta (si scivola sui marciapiedi perchè nessuno li spala, non c’è parcheggio perchè gli spazzaneve alzano cumuli ai lati delle strade e idem non li spala nessuno, fa un freddo becco, ricordati di alzare il riscaldamento) si sia sentita con grande convinzione mandare affanculo neve, inverno, ghiaccio e freddo?