Non ce la faccio, non ce la faccio

La parte morbida, come la chiama il mio psicoterapeuta, è quella che non c’è più.

Se mi viene da piangere nel sottopasso dei garage perchè mi sono vista sfatta e bruttissima e perchè non riesco a vestirmi e mia mamma non enorme sensibilità mi dice che sto malissimo vestita così e perchè questo poi si trascina tutto appresso e mi sento una idiota fallita totale in un mondo di perfetti e sprofondo nelle sabbie mobili e mantenermi a galla mi succhia tutte le energie e non riesco a fare altro e se ormai le lacrime sono un fiume, se i singhiozzi mi impediscono di mettere in moto e quando esco finalmente riesco a uscire dal garage l’impresario delle pompe funebri sotto casa mia mi guarda stupito e quasi commosso e io vorrei poter scendere dalla macchina a farmi abbracciare perfino da lui perchè è dura da sola, nessuno lo capisce tutti sanno solo dirmi quanto è stato stronzo e bugiardo e che devo non pensarci più e tutti a dargli addosso pensando di farmi cosa gradita e farmi stare meglio e io invece vorrei qualcuno che mi dicesse non smettere di pensarci vedrai che ti richiama e ci sarà ancora una possibilità e sarà stato tutto solo un brutto sogno, se tutto questo accade, dicevo, è perchè la mia parte morbida era lui e io senza non so vivere, mi sembra di essere fatta di plastica, rigida, fredda, ma basta poco a spaccarmi e sciogliermi, e oggi mi sono sciolta e sono arrivata in ufficio con due occhi che pareva che mi avessero buttato acido muriatico in faccia e tutti hanno fatto finta di niente, e adesso mi soffio il naso e comincio a lavorare, chè Stelvio almeno mi rilassa, e al resto ci penso domani, come Rossella O’Hara.