Le Nozze del Secolo / 4

Tra le seconda e la terza lettura percepisco che le scarpe mi fanno un pò male. Sarà per questo che le ho pagate così poco, sembravano solo aerei esili sandali estivi, lasciano quasi tutto il piede scoperto, come fanno a fare male? Ma mi fanno male. Le leggere stringhe di cui sono fatti mi stanno lasciando solchi bluastri nella carne.

Prima dello scambio degli anelli mi sorprendo a contare mentalmente i secondi che mancano al momento in cui il cerimonale prevede che possiamo sederci. Provo a roteare un pò la caviglia, ma la sensazione è che il sangue si rifiuti di andare più giù del malleolo. La parte davanti della pianta è quasi anestetizzata.

Al momento delle firme dei testimoni ho la tragica certezza che i piedi non rispondono più ai miei comandi, e che la paralisi si sta rapidamente estendendo ai polpacci. Scuotendo energicamente i piedi mentre sono seduta – il che provoca sguardi perplessi da parte delle vecchie signore con cappelloni di paglia sedute nella fila affianco – riesco a provocare leggeri formicolii che mi danno solo la certezza che ho ancora due piedi, ancorchè ridotti a salamelle da sugo.

Il fotografo ha la brillante idea di farci stare tutti in piedi sullo scalone della Cattedrale per una foto di gruppo. Fa varie prove, spostamenti, stringetevi un pò, ne facciamo un’altra, mentre io vedo la vista annebbiarsi, le gambe essere sul punto di cedere e la statuta della Madonna che c’è sul campanile che mi viene incontro recando nella mano destra un paio di moppine De Fonseca di pile. Chissà come sono venuta nella foto.

Mi salva mia mamma, che ha portato con sè un paio di scarpe basse di ricambio.
Vivo in letizia il resto del matrimonio, con un paio di orribili chanel nere con tacco quadrato da suora, che non c’entrano un tubo con il mio vestito ma mi consentono di recuperare quasi completamente la funzionalità degli arti inferiori.

Le Nozze del Secolo / 3

La parrucchiera VIP che deve fare l’acconciatura a mia cugina esordisce con un “Signore, adesso devo chiedervi di uscire dalla stanza” quando non ha manco cominciato a pettinarla per vedere se ha i nodi nei capelli. A me pare un pizzico, ma solo un pizzico, esagerata, Michelangelo dei miei stivali, alla fine sempre una ex sciampista sei, ecchecazzo.

Quando vedo l’assurdo bananone ritorto con boccoli che ha architettato, per di più coperto da gemme fiorate e velo, ne ho la certezza: se l’è tirata eccessivamente. 
E forse ci ha fatto uscire per la vergogna di non sapere fare altro che quello.

Le Nozze del Secolo / 1

Devo leggere in chiesa. Mia cugina mi ha mandato il testo per fax e anche per posta elettronica circa due mesi prima della data fissata con il seguente laconico commento: “Esercitati“.  Anzichè mandarla a cagare, convoco a cena un amico attore di teatro e mi facci dare qualche dritta su pause, intonazione, respirazione. Il testo è quanto di più melenso e sessista si possa immaginare dai tempi, appunto, dell’Antico Testamento.
Una settimana prima del lieto evento mi viene comunicato che la messa di nozze verrà officiata dal Vescovo in persona.
Sogno per una settimana di fila di inciampare sui tacchi alti sui gradini dell’altare e andare giù a pelle d’orso davanti a Sua Eminenza. Mi sveglio tutta sudata e mi faccio tranquillizzare dalla mamma: ho imparato a camminare a un anno e mezzo e a leggere a sei, non dovrei avere problemi.
Nei dieci giorni di ferie che precedono Le Nozze del Secolo leggo il testo circa 200 volte declamandolo a voce alta sulla spiaggia. Vincenzo il bagnino è giustamente perplesso e mi si tiene a distanza.
Poi mi rompo e comincio a fare con mia sorella anche qualche ipotesi alternativa di dichiarazione dal microfono della Chiesa Madre Cattedrale Poco Meno che San Pietro.

Ipotesi a – testare con una schicchera il funziomamento del microfono e cominciare a cantare con voce flautata e roca dall’eccitazione “Happy Birthday to you, happy birthday to you, happy birthday Mister President, Happy birthday to youuuu… EVERYBODY, HAPPY BIRTHDAY!!!!“;

 

Ipotesi b – schiarirmi la voce e poi raccontare la barzelletta del Vescovo e della suora chiusi nel convento una notte di tempesta;

Ipotesi c – arrivare sul pulpito, alzare il pugno sinistro e cantare a squarciagola
EL PUEBLO!
UNIDO!
JAMAS SERA VENCIDO!

 

Ipotesi d – leggere il testo sacro calcando fortissimamente la mano sull’accento locale, stile Marlon Brando ne Il Padrino (“Vi farò una proposta che non potrEte rrrifiutare“)

Abbiamo sghignazzato fino a tarda notte su tutte le ipotesi. Nella realtà, ho letto benissimo il testo idiotissimo, con pause, inflessioni e tutto. E non sono manco caduta. E ho fatto perfino le prove della riverenza che bisognava fare davanti a Eminenz prima e dopo la lettura. E sono riuscita perfino a non ridere mentre la facevo. Mia cugina può essere fiera di me.