Ho letto e riletto il passo della Bibbia – oddio, trovato on line, chissà se è proprio quello originale – e non sono riuscita a capire quanti giorni hanno girato gli assedianti intorno alle mura nè perchè le urla e gli squilli di tromba hanno fatto cadere mura inespugnabili.
Forse la difficoltà di comprensione dipende dal fatto che stasera ho festeggiato con un bel gruppo di gente di dieci anni più giovane di me, tutti a brindare per Alessandra che parte, si traferisce a Parigi, un altro pezzo bello della mia vita recente che rischia di sparire in un gorgo. E così siamo andati avanti a prosecco e salatini ma soprattutto prosecco per un’oretta, quando me ne sono andata le bottiglie erano
tre ma non ci giurerei che erano le ultime.
Quindi non sono proprio perfettamente compos mihi, diciamo.
‘Mbriaca, sì.
A casa mi sono fatta prendere dalla pigrizia e invece di cucinarmi per benino le cosine fresche che mi piacciono tanto ho aperto una scatoletta di Cous Cous Prèt à Porter Nostromo.
Meglio la morte.
Per scacciare il sapore di cadavere e la tristezza che ancora albergava non mi è rimasto di meglio che cioccolato fondente e Pampero Aniversario, che non ha migliorato molto il grado complessivo di lucidità. Ergo, ora sono triste come prima e semiciucca, e piuttosto intenzionata a diventare ciucca del tutto.
E le mura di Gerico son sempre lì, alte, belle, splendenti nel sole, a ricordarmi che non vivo bene senza almeno un obiettivo sfuggente – se non impossibile – sul quale spaccarmi la testa a sangue.
Jericho, Simply Red, 1984