Ricapitoliamo.
I divani, li ho ordinati sentendomi tutt’ad un tratto poverissima mentre firmavo la pratica di finanziamento anche se non ho cacciato un centesimo perchè inizio a pagare dopo la consegna. Consegne che avviene – forse – a metà Ottobre. Se li facevo fare da Mastro Geppetto ci avrebbe messo meno, credo.
Il mobile basso per la TV da mettere in soggiorno, dopo aver sfogliato tutti i cataloghi di questo mondo e un paio anche dell’altro mondo, non ce n’è uno che mi piaccia, da 1 a 10, almeno 6. E comunque se lo ordino oggi l’avrò magari per Natale. “Eh ma sa noi siamo aperti però le fabbriche chiudono e quindi l’ordine non sarà lavorato prima della fine del mese…” Mi ha detto culo firmare un contratto di fitto che inizio a pagare dal 1° Settembre, però con Agosto di mezzo dovrò dormire a terra fino a metà Ottobre se tutto va bene.
Il letto, ne ho trovato uno che mi piace moltissimo e si accorda perfettamente con un armadio meraviglioso ante scorrevoli colori tropicali, peccato che il tutto costi quanto una nave da crociera da varare esclusi forse i salvagente.
La cucina, è venuto il tecnico, un simpatico giovane di nome Giovanni che mia mamma chissà perchè si ostina da anni a chiamare Gerardo e quindi a casa mia il giovanotto è da sempre conosciuto come “Giovanni detto Gerardo”. Ha preso le misure e domani mi farà avere l’ennesimo preventivo pompato ad aria compressa che potrò pagare con un finanziamento a tasso zero e in nero, cioè un amichevole accordo con Giovanni detto Gerardo che mi consentirà di diluire la spesa in 4-5 comode rate che pagherò presso il suo domicilio dopo aver detto una parola d’ordine e passando le buste sotto la porta.
In tutto questo, mio padre si ostina a volermi dare un mobile di casa che non entrerebbe da nessuna parte, e da una settimana rifà le piantine scordandosi però ogni volta di inserire un pezzo di quelli scelti da me per inserire quello scelto da lui. Che poi a casa dei miei ci sta benissimo e non vedo perchè dovrebbero privarsene. Mia mamma ha gli occhi umidi da un mese, e non la tira su nemmeno il pensiero che quando me ne sarò andata avrà armadi e cassetti vuoti da riempire con le sue millemila carabattole che fanno di casa dei miei una succursale del Centro di raccolta della Protezione Civile subito dopo un terremoto (abbiamo ancora vestiti da giovane di mia nonna, morta nel 1978, pace all’anima sua).
