No ma non sono ipocondriaca

Episodio 1: sono in ufficio. Molti mie colleghi sono stati a letto con l’influenza. Mi sento strana, ho freddo, dolori alla schiena e al petto, la tosse. Vado in bagno e mi guardo allo specchio. Bah, normale, direi, stessa faccia di culo di sempre. Però, forse .. mi tocco le guance, mi sembrano calde. Più del solito.

La faccio breve: dopo due ore di autoauscultazioni e autopalpazioni e dopo essermi fatta mettere le mani in fronte per sondaggi incrociati da tutte le colleghe, soprattutto quelle munite di figli piccoli che – si sa – diagnosticano la febbre a vista, la diagnosi è unanime: sto benissimo, al massimo ho un po’ di raffreddore. Non ci credo, ovviamente, e vado a casa trascinandomi come Don Rodrigo quando scopre di avere la peste. Mi faccio commiserare dalla mia famiglia vicina e lontana, mi metto a letto e con un sospiro abbasso il termometro e me lo infilo sotto l’ascella. Nel frattempo faccio l’inventario dei medicinali presenti e non scaduti nel mio armadietto: due pasticche di Benagol e un’aspirina. Stop. Sì, lo so, per essere una sempre sul punto di esalare l’ultimo presunto respiro spendo veramente poco, in medicine. E’ una delle mie meravigliose contraddizioni. Mi accuccio nel lettone sotto la piuma d’oca ed estraggo il termometro dall’ascella come Merlino con la spada nella roccia. Guardo, tremebonda.

35,9 gradi centigradi. Mi viene in mente Fantozzi pensionato che si misura la pressione e urla “PPPINNAAAAAAAA!!!! HO DUE DI PRESSIONE, COME LE FOOORMICHEEEEEEE!!!”, scoppio a ridere e mi addormento.

Episodio 2: intendo partecipare ad una gara sportiva, per la quale occorre che faccia tutto uno screening presso il centro di Medicina dello Sport, tendente per lo più ad accertare se sono minimanente a rischio infarto o posso continuare tranquillamente a spolmonarmi fra anello del Pantano e tapis roulant. Nei giorni precedenti la data degli esami compulso freneticamente tutti i siti in materia, da quelli medici a quelli astrologici, e guarda caso mi convinco di avere tutti i sintomi di una qualche malattia cardiaca di cui ancora nessuno sa nulla, a partire da me. Valuto se la prova da sforzo è meglio che la faccia in bici o correndo, cosa mi fa stancare di meno, cosa sarà meglio per nascondere il mio triste destino di cardiopatica anche agli occhi dei medici.

Faccio i test.

Muscolarmente non sono messa benissimo, potrei fare meglio, ma tutti gli altri esiti sono negativissimi, tanto da meritare moderati complimenti dei vari medici che mi esaminano. Sospetto per un attimo che i complimenti possano essere fortemente condizionati e fuorviati dal fatto che tutti i vari esami si fanno a torso nudo, ma poi mi vergogno di averlo pensato. Insomma, sto bene, anzi molto bene. Almeno così pare.

Episodio 3: per i più affezionati, ripesco la chicca di quando ho creduto di morire per uno shock anafilattico da puntura di vespa (o forse era un’ape, vabbè).