Basta, da oggi in poi non mi modero più.
Lo scambio di commenti del post precedente a questo mi induce – mio malgrado – a non essere più tollerante. Succede sempre più spesso: articoli di giornali anche prestigiosi, servizi di telegiornali pubblici e privati, post su blog, interventi nei forum (peggio che andar di notte) contengono – sempre più spesso – una o più vongole grammaticali o sintattiche, talvolta veniali, talvolta serie, talvolta mostruose.
Mi rendo conto che è una forma di razzismo, la mia: ma non lo tollero. E' una forma di razzismo perchè, come nascere nero o gay non è colpa del nero o del gay, così sbagliare congiuntivi o apostrofi o pronunce spesso non è colpa di chi commette l'errore. Sono, a mio parere, le avanguardie di un esercito che ci invaderà nei prossimi anni: l'esercito di chi proviene, per un fatto generazionale, da una scuola elementare che non insegna più la grammatica e la sintassi, ma insegna a sviluppare la fantasia, le libere associazioni, il lavoro di gruppo e le esperienze fattuali. Tutte ottime cose: però siccome il tempo della scuola è quello è, non lo si può dilatare a dismisura, non si insegnano più la grammatica e la sintassi. Almeno, non con la durezza e la mortale noia di un tempo. Sì, era noioso, molto noioso: ore e ore passate a fare analisi grammaticali e logiche di frasi, di brani, di intere pagine dei Promessi Sposi, per dirne una. Me lo ricordo benissimo: una roba da tagliarsi le vene, niente fantasia, niente lavoro di gruppo (anzi, era una sofferenza spietatamente individuale). Dure punizioni per chi sbagliava, nelle “gare di verbi”. Sofferenze che però mi regalavano una capacità che ad oggi ritengo preziosa: scrivere senza errori, anche se scrivo di fretta, anche se sotto pressione, anche nei banali post su Facebook, anche negli sms (non userò mai e poi mai xchè invece di perchè, perdonatemi, e metterò sempre la punteggiatura, anche nei 140 caratteri).
[a questo proposito, consiglio di leggere gli ottimi libri di Paola Mastrocola, in particolare l'ultimo, “Togliamo il disturbo – Saggio sulla libertà di non studiare” – ed. Feltrinelli, che rende e descrive questa incongruenza di fondo della scuola italiana, soprattutto primaria, in modo molto più completo di quanto non sia stata capace di fare io].
Scrivere bene, con espressività, usando toni e stili diversi a seconda di quello che si scrive, scrivere con proprietà di linguaggio, senza alcuna paura del foglio bianco, e senza errori, è una delle mie pochissime skills (sarà femminile? sì, se lo traduco con “abilità”) e intendo vantarmene. E intendo avere un filo di stima in meno per chi – fosse pure il Ministro della Pubblica Istruzione (hhhhmmmm.. mi sa che ho sbagliato l'esempio) – scrive su un giornale “va ad ingrossare le file dell'opposizione” oppure mette il punto interrogativo alla fine di una interrogativa indiretta (“Molti amici mi chiedono cosa penso della manovra finanziaria?“), tanto per dirne due che ho sentito o letto nella sola giornata di oggi.
Poi, possiamo essere amici, eh, e posso stimarvi per mille altre cose.
Però resto integralista, scusatemi.