California here we come – 1

Stavolta davvero non sarei tornata.

Ho passato 10 giorni viaggiando dal nord al sud della California fino a Los Angeles, realizzando un piccolo sogno che io e mia sorella avevamo in testa da tanto.

Non eravamo partite benissimo: il nostro volo, spezzato a metà a Dallas per non svenarci ancora prima di aver messo piede sulle rive del Pacifico, è arrivato in ritardo e abbiamo perso la coincidenza. Dopo varie peripezie, e cambiando aeroporto di arrivo, siamo giunte a destinazione. Noi. La nostra valigia ha serenamente proseguito per la destinazione iniziale, e solo la caparbietà di mia sorella nel chattare per metà della notte con un improbabile servizio clienti sicuramente piazzato in un call center nel Punjab ci ha consentito, la mattina dopo, di vedere arrivare un furgoncino con la nostra e altre valigie sul pianale, guidato con una tenerissima coppia di vietnamiti oltre la mezza età, così colpiti dal nostro entusiasmo da volersi fare una foto con noi (più probabilmente, sono pagati a valigia consegnata e la foto serviva loro da prova).

A Santa Cruz siamo stati ospiti in una casa con il portoncino d’ingresso a 3 metri da una scala di legno consumata dalla salsedine che conduceva direttamente in spiaggia. La prima cosa da imparare delle spiagge americane è che il concetto di demanio e di proprietà pubblica è applicato con la massima severità. Del tutto ignoto il concetto di “stabilimento balneare”: c’è la spiaggia, c’è il mare, portati il tuo ombrellone e le tue sedie, il tuo cooler con bibite e cibo, e buon divertimento. Basta che quando te ne vai raccogli tutto.

La seconda cosa da imparare della California del Nord è che fa freddo. “[…]le estati sono fresche (medie di agosto e settembre attorno ai 18 °C), perché il mare è assai freddo in rapporto alla latitudine (per effetto della Corrente della California), questo determina una sensibile azione di raffreddamento sulle masse d’aria stazionanti in prossimità delle zone litoranee.” (fonte) Per me, che arrivavo sudata e stremata dall’estate italiana lasciata la settimana prima, è stato amore a prima vista. La mattina alle 7.00 scendevamo per la famosa scala di legno con uan bella felpa col cappuccio e facevamo una lunga passeggiata sulla battigia fredda fino ad un bar nel quale potevamo fare colazione con una specie di caffè e un muffin o un croissant (enormi) guardando la nebbia della baia di Monterey alzarsi e i gabbiani strepitare attorno alle barche da pesca che rientravano in porto.

Con grande sconcerto dei nostri ospiti americani, non avevamo un programma preciso ma solo un po’ di cose che ci sarebbe piaciuto fare, in quei giorni. E una era sicuramente godersi il mare, l’enorme spiaggia, mettersi in cima alla scala o su una panchina nei pressi per guardare l’orizzonte e lasciarsi andare al moto delle onde e al fluire delle maree.

Un’altra, era vedere San Francisco.

[SEGUE]