La Facoltà di Lettere, dal punto di vista logistico, non era nata per essere una facoltà universitaria. E’ un vecchio insieme di corpi di fabbrica spiaccicati lungo una discesa, e nati per ospitare un Ente di assistenza agli orfani dei lavoratori (ENAOLI, se vi interessa). Un geometra senza scrupoli, dopo una notte insonne per una peperonata particolarmente indigesta, deve avere messo mano alle carte e prodotto l’attuale sito universitario, aggiungendo qua e là un pò di scale, qualche corpo di fabbrica nuovo, togliendo qualche tramezzo e aprendo un pò di porte. A tutto questo si aggiunga la totale anarchia dell’organizzazione universitaria, che si è al 90% trasferita al nuovo polo, mastodontico, scintillante, ipermoderno, con spazio a bizzeffe, per lo più inutilizzato. Nella vecchia sede è rimasta solo Lettere, che marcisce su sè stessa nella più totale assenza di qualsivoglia cartello indicatorio, piantine con la scritta VOI SIETE QUI (che ormai si trova anche al cimitero) numeri di aula, di padiglioni, di che so io. Niente indica, per esempio, dove si farà un esame, e anche se c’è l’indicazione del luogo, non c’è l’indicazione per arrivarci. In compenso i muri sono tappezzati di volantini del Collettivo Universitario (che originalità), inviti a teatro, a conferenze, annunci personali, frasi d’amore, programmi di corsi assurdi e incongrui, sconti sui computer, tazebao di protesta per il deposito di scorie a Scanzano, graduatorie di bidelli e avvisi per rimandare la leva militare.
Conseguenza pratica: se devi fare un esame, arriva almeno mezz’ora prima dell’ora fissata, perchè per capire DOVE si fa l’esame e DOV’E’ il posto dove pare si faccia l’esame, dovrai vagare, novello Teseo, nel labirinto universitario, scansando ragazzini stravaccati sulle scale (quante cazzo di scale ha ‘sta facoltà, e non portano per lo più da nessuna parte), o a studiare su banchi messi astutamente lungo i corridoi, per sfruttare tutti gli spazi. La scala che serve a me è dietro una macchinetta del caffè (non scherzo): scendere, poi NON girare a destra nel “corridoio dei banchetti”, ma salire su per la scala (un’altra!) a chiocciola che ti trovi davanti. Alla fine, non sei nello sgabuzzino delle scope, come potresti pensare, ma nel corridoio dove è ubicato l’ufficio dell’insegnante. Ebbene sì, signore e signori: dimenticate le aule fumose, ad anfiteatro o meno, con cattedra in fondo e minacciosa commissione composta da professore + n assistenti. Nelle facoltà di oggidì, l’esame si fa seduti di fronte alla professoressa, alla sua scrivania di lavoro, tu e lei da sole, piantine grasse sulla scrivania, foto dei bimbi, porta aperta e altri esaminandi in piedi nel corridoio a riempirlo tutto e rumoreggiare.
Comunque, ho preso 30. ![]()
