Da ieri altre due immortali opere del Maestro Teomondo Scrofalo fanno bella mostra di sè sui muri dell’ufficio. Teomondo è un artista locale, i cui quadri olio su tela a mio modestissimo parere rifiuterebbero in un suburbio turco, ma fanno impazzire il mio Capo e, per osmosi, i suoi figli. Teomondo l’ha capito, e ogni sei mesi circa viene qui a piazzare la sua mercanzia ancora umida. Dopo un tira e molla economico poco dignitoso per il Maestro, ma indispensabile contorno alla vendita per l’anima mediorientale (senza offesa) del mio Capo, le immortali croste restano qui e un cospicuo assegno va via insieme al Maestro, che secondo me non può credere alla fortuna di avere trovato una tale famiglia di poll… ahemm, di intenditori.
Le suddette opere girovagano poi per qualche settimana appoggiate a tutti i muri dell’ufficio, per trovare la luce migliore, infine vengono appesi con cerimonie solenni, generalmente dietro porte o librerie, ma talvolta anche esposte al pubblico ludibrio. “Bello, eh?” esala il Capo quando il mio sguardo vitreo si posa sul capolavoro, che fra l’altro è impossibile non notare perchè Scrofalo dipinge solo su tele della dimensione di lenzuola a due piazze. “Fantastico” rispondo io, trattenendo i conati di vomito.
Ma non è finita qui. Qualche mese fa un collaboratore occasionale venne incaricato di redigere l’inventario. Costui, uomo non particolarmente brillante, se proprio vogliamo usare un eufemismo, si mise al lavoro. Consegnò il documento e subito tutti ce ne dimenticammo. L’inventario è venuto fuori di recente, per ragioni contabili. Preciso nella sua opacità, l’uomo ha classificato i quadri del Maestro con le seguenti diciture:
Cod. XY32 – “Quadro di Teomondo Scrofalo raffigurante due amanti” lì dove l’iperastrattismo del Maestro raffigurava due chiazze rosse e nere con sembianze vagamente umane su uno sfondo che pareva vomitato da un cane; oppure
Cod. VG67 – “Quadro di Teomondo Scrofalo raffigurante un uomo” (apparentemente, l’Urlo di Munch però masticato da uno squalo). Poi si è arreso: di fronte all’ennesima brodaglia di colore ha riportato:
Cod. JU89 – “Quadro di Teomondo Scrofalo ASTRATTO”.
