Ma quante ne so …

Ieri sera sono stata nell’atelier, di recentissimo inaugurato, di un pittore locale che vanta discrete quotazioni nazionali ed internazionali. Abbiamo discusso di simbologie, segno pittorico, interpretazione, finito ed infinito, scorie nucleari. Lui ha una tesi che trovo interessante. Secondo lui, la Basilicata ha fatto enormi sforzi, negli ultimi 20 anni, per diventare la prima della classe, e grazie al fatale incontro fra una generazione di funzionari pubblici esperti e motivati, e una generazione di imprenditori coraggiosi e faticatori, c’è quasi riuscita. Siamo l’unica regione dell’Obiettivo 1 ad avere avuto un premio dalla UE per la tempestività con cui sono stati i spesi i fondi comunitari; siamo l’unica regione d’Italia ad aver erogato fondi pubblici per incentivare l’acquisto di pc connessi alla rete (e non i miseri spiccioli del Governo, ma l’80% del costo d’acquisto) da parte delle famiglie; siamo l’unica regione d’Italia ad erogare – già da dieci anni – fondi ai laureati per consentirgli di frequentare Master fuori regione (copertura del 100% delle spese di iscrizione e dell’80% delle spese di vitto ed alloggio). Il polo del salotto ha – come si dice tecnicamente – chiuso la filiera e vende in Giappone e negli Stati Uniti; il polo ortofrutticolo vende in Finlandia, Germania, e Russia; il numero dei turisti si è incrementato del 60% negli ultimi 5 anni.

A fronte di questa fuga in avanti dell’imprenditoria e della politica, secondo il Maestro, la cultura locale non è stata capace di tenere dietro. Il movimento culturale lucano è rimasto ancorato al mondo contadino di Carlo Levi e a Rocco Scotellaro, a Isabella Morra, ai briganti, ad un passato degno del massimo rispetto ma privo di aggancio con la realtà. E siccome è il messaggio culturale, quello che ha maggiore visibilità pubblica, è possibile, dice sempre il Maestro, che le alte sfere governative non conoscessero affatto la realtà della Basilicata moderna, e fossero convinti di avere a che fare con 4 contadini, 2 capre e 3 ciucci, incapaci di reazione, incapaci di comprensione delle dinamiche. E’ possibile che credessero davvero – in mala fede – al mito della terra desolata, disabitata, abbandonata.

Io registro con enorme soddisfazione, invece, la formazione di un Comitato di Protesta perfettamente organizzato: c’è una “sala stampa”, una raccolta stampa quotidiana, un “ufficio” per il rilascio dei pass per passare nei blocchi stradali, una “sala” informatica con 7 postazioni per rimanere connessi al mondo, un servizio d’ordine, un servizio mensa, un punto di pronto soccorso, un “ufficio” per l’accreditamento di movimenti di opinione che volessero aderire alla protesta, un sito Internet, un tam tam organizzato e coordinato. Tutto in tende da campo, messe a disposizione dalla Protezione Civile presso Terzo Cavone, la località predestinata.

E non basta.

Il fronte compatto non lascia fuori nessuno: lottano fianco a fianco quelli che fino a ieri si guardavano in cagnesco, DS, AN, Forza Italia, deputati e senatori, lucani nel mondo, politici locali, provinciali e regionali, la Chiesa e i movimenti no global, ambientalisti ed imprenditori, diavoli e acqua santa, cani e gatti, lupi e agnelli. Accomunati solo dal luogo di nascita. Commovente, credetemi.