Politica internazionale

Torno da tre giorni di lavoro a Roma e trovo un bel pò di novità. Il Torchio che cambia casa, ma poco male, lo seguirò. I miei corregionali che intensificano i blocchi e pare (pare) ottengano almeno che un paio dei neuroni del Nuovo e Radioso Governo si scontrino fra loro e sortiscano un fievole “Mah, magari ci pensiamo su ancora un pò”. Giovedì durante i lavori di un inutile convegno sulla desertificazione ho sentito con queste orecchio il sottosegretario all’Ambiente affermare con tono “ma guarda un pò che mi tocca fare” che lui si stupisce del fatto che le popolazioni della Basilicata non abbiano fede nel dato tecnico e scientifico, secondo il quale il sito è assolutamente sicuro. Questa sfiducia nella scienza da parte dei contadini lo amareggia, poveromo. Qualcuno per fortuna è slatato su a spiegargli che noi vorremmo anche fidarci del dato scientifico, il problema è convincere i nostri stakeholders, come direbbe un aziendalista, ovvero quelli che hanno a che fare con noi, per esempio le banche del credito agricolo, per esempio i turisti, per esempio i compratori della nostra frutta, per esempio gli amanti della nostra arte e dei siti dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Chissà se l’abbiamo convinto, il poveromo.

Leggo di una retata di cocainomani nella quale pare (pare) ci sia anche l’on. Emilio Colombo, oltre 80 anni di intemerata vita politica a quanto pare sostenuta chimicamente. Non vorrei deludervi, ma nella cittadina meridionale che mi ha dato i natali, circostanza che condivido con l’on. in questione, questa storia della cocaina è vecchia e stravecchia, risaputissima, praticamente facente parte del folklore cittadino insieme alla Sfilata dei Turchi e al barbone filosofo. Quindi la reazione di piazza più vivace alla notizia è stata: “Embè?”

Ho letto i post che parlavano di Nassirya, e sono abbastanza d’accordo sia con chi ritiene di non volerne parlare, per non aggiungere retorica a retorica, sia con chi (mi pare DoppiaFila) tiene un pò sulle balle il mezzo milioncino di intervenuti alla commemorazione funebre. Io mi tengo le mie emozioni di nipote di colonnello dell’Esercito, e di persona di sesso femminile (si sa, le donne sono sensibili) e vi dico solo che sono passata, nella mia tre giorni romana, davanti all’Altare della Patria, ho visto la scalinata coperta di fiori e sono stata fotografata insieme alla suddetta scalinata da un giapponese, mentre mi passavo una mano sulla faccia per asciugare una piccola perdita. La solennità militare mi ha commosso enormemente di più di quella religiosa e del becero chiacchiericcio televisivo, spesso vomitevole. Ho pensato anche che l’età media dei caduti è prossima alla mia, quindi se avessi avuto un fratello magari poteva essere lì.