SA-RC, e stavolta nevica

E poi alla fine dopo 722 al lupo al lupo succede che nessuno ci crede, più, al Sud Italia nella morsa del gelo. I camionisti calabresi si avviano in ciabatte e felpa con bestioni da 20 tonnellate rigorosamente sprovvisti di qualsivoglia mezzo antineve, sicuri che passeranno come sono passati altre 722 volte, e passano invece tre notti a succhiare ghiaccioli tutti intruppati nei dieci chilometri fra Lagonegro e Lauria nella mia beneamata terra patria.

Per chi non avesse mai avuto la vetura di calcare la mia terra natia, informo che quel tratto corre a circa 1.000 metri, è fatto interamente di viadotti, alti fino a 300 metri, e quindi quando nevica (o quando c’è la nebbia) c’è neve sopra sotto a destra a sinistra davanti e dietro, che si accumula grazie all’azione dei venti in 10 minuti – se nevica seriamente – azzerando la visibilità e la possibilità di muoversi.

Se a tutto questo aggiungiamo che la cosiddetta autostrada è fatta di DUE corsie SENZA corsia di emergenza, e che per via dei viadotti è IMPOSSIBILE invertire la marcia, capirete bene che un TIR carico di pere spadone che slitta nella leggera salita e si pone di traverso è più che sufficiente a bloccare l’INTERA carreggiata. A quel punto non passa più nemmeno Nostro Signore Gesù con la slitta di Babbo Natale. Se questo si ripete, su un tratto di dieci chilometri diciamo per due o tre TIR, se ne parla in primavera quando sbocceranno i crochi. Non si può andare avanti non si può tonare indietro, nessun mezzo di salvataggio può arrivare, nè a togliere al neve nè a smuovere i TIR, nè a portare bibite e panini e coperte. Si può arrivare (FORSE) solo A PIEDI.

E voglio esagerare: se per un miracolo un TIR riesce a muoversi e arriva fino all’uscita dell’autostrada, per esempio a Lauria, e magari pensa esco dall’autostrada faccio strade alternative informo che l’uscita di Lauria Sud è composta da un unico curvone in discesa con pendenza del 20%, e capirete che percorrerla con un TIR quando l’asfalto è coperto da 20 cm di puro ghiaccio è una sfida che il propretario delle pere spadone si guarderà bene dall’affrontare, se tiene cara la pellaccia.

PZ – NA A/R

Una riconciliazione come si deve presuppone un incontro ravvicinato del IV tipo. E quindi eccomi alle 8:30 del mattino sull’autostrada più disastrata del mondo in solenne marcia con la mia 500 SX 1100 azzurro Ischia, ovviamente priva di qualsivoglia forma di aria condizionata o climatizzazione, se si eccettua l’aria tiepida che esce dai bocchettoni (bocchettoni, mò … bocchettini). Per oggi la SPLP può aspettare, anche se do per scontato che ci saranno quelle due o tre tragedie incombenti ed emergenze incalzanti proprio durante la mia giornata di assenza.

I primi 50 km sono bellissimi. Siamo ancora in montagna, l’aria è frizzante e profuma di resina di pini, la strada è in discesa, 4 corsie, ben tenuta, pochissimo trafficata da montanari tranquilli e camion di pomodori senza fretta di diventare pelati. Registro comunque che alle ore 9:00 del mattino, che con il sole per via dell’ora legale sono in realtà le 8:00, ci sono già quei 27-28 gradi.

I secondi 50 km fanno capire all’ignaro utente perchè si dice che la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. Siamo sulla famigerata A3, sulla quale incontriamo nell’ordine: a. cantieri chiusi di lavori in corso con deviazione a doppia S;  b. deviazioni  senza la benchè minima traccia di cantieri; c. mezzi dell’ANAS che potano gli oleandri della mezzeria senza ALCUNA segnalazione; d. gentiluomini che si immettono sull’autostrada stracatafottendosene di chi sta arrivando a circa 120 km. orari (ebbene sì, la mia belva arriva fino a 120. Poi, fonde);  e.  uscite intasate con coda che deborda sull’autostrada occupando la corsia di destra ma ANCHE quella di sinistra. Come Dio vuole arriviamo a Salerno.

I terzi 50 km la situazione diventa degna di Holer Togni. La strada si allarga a 6 corsie per circa 500 metri, poi si restringe di colpo a circa 2,5 corsie per due km, e avanti così con questo andamento “a calza smagliata” per il quale si richiedono riflessi prontissimi e auto capaci di assottigliarsi come nei cartoni animati. Miracolosamente in nessuno di questi 100 km ho trovato incidenti, a riprova del fatto che gli indigeni ormai si sono abituati. Da non dimenticare, naturalmente, le famose immissioni a tagliola, vecchie di circa 100 anni, praticamente perpendicolari all’autostrada. La Madonna di Pompei osserva benevola le automobili affacciarsi timidamente,  e poi partire bruciando in 20 metri tutte le marce, nel disperato tentativo di prendere velocità prima che arrivi il TIR tedesco a tranciarle in due.

Gli ultimi 30 km sono per gli amanti del brivido (caldo, la temperatura è salita a 38 gradi e l’umidità all’80%, perchè siamo sulla TANGENZIALE DI NAPOLI. Niente paura. C’è solo da stare attenti alle immissioni selvagge, alle code improvvise in galleria, ai sorpassi a destra e POI a sinistra (o viceversa), ai lavori in corso che restringono la carreggiata, ai motorini con sopra padre in bermuda, madre in prendisole, bambino in costume, borse di paglia e cocomero sul portapacchi.

Sono arrivata, il resto della giornata di riconciliazione me la tengo per me.

Poi sono ripartita. Tutta la strada descritta, al rovescio.

Poi dice che vivere al Sud è rilassante.