Provo a riassumere, anche se non mi verrà mai bello come quello andato perso.
Il mio corpo non mi ha mai dato grandi soddisfazioni. A parte alcuni dettagli, non è di quelli che fanno voltare la gente per strada. Ho cercato di non dare peso a questa verità, ma da adolescente ho sofferto abbastanza, e non sono state poche le notti nelle quali mi sono addormentata sognando di svegliarmi con 15 cm. in più (tutti nelle gambe, magari) e 10 Kg. in meno. Non mi sparate addosso: so che mi conosce adesso si precipiterà a dire che esagero, però il come ci si vede allo specchio è molto soggettivo, e io mi sono spesso vista brutta, anzi più che brutta goffa e sgraziata, un anatroccolo in mezzo ai cigni.
Per soffrire meno, mi sono concentrata sull’altra parte di me che per grazia di Dio e forse per compensazione mi dava invece grandi soddisfazioni: la testa. Letture forsennate, curiosità, quasi avidità intellettuale, una bella memoria. E quindi ecco la circense brava anzi bravissima a scuola, e studiando pochissimo, ecco la circense brillantemente laureata in una materia che non mi piaceva PER NIENTE a 24 anni con 110 (la mancanza di lode è stata solo una questione di pigrizia). Scopro che il contenuto della testa si può facilmente riversare nelle parole e nello sguardo, diventare conversazione ironica e brillante, e divertire ammaliare e affascinare come e più di un corpo, ed ecco la circense circondata da begli uomini sempre al di sopra delle sue possibilità circostanza che riscatta un pò le sofferenze adolescenziali. Non sempre riesco a tenermeli, questi uomini, hanno sotto ai trent’anni e ancora scappano dietro alle minigonne, ma spesso mi prendo il lusso di essere io, a mollare uomini belli ma stupidi o ignoranti o superficiali. Anzi, mi accorgo che per starmi dietro gli uomini devono correre, e che non mi accontento, voglio di più e talvolta lo cerco nella maturità.
Il lavoro che ho cominciato a fare mi piace, scopro che riesco a farlo bene, che mi piace applicarmi, studiare, migliorare, sperimentare. Mi galvanizza più della cocaina la stima professionale che sento crescere intorno a me. Cambio ambiente di lavoro, ma passo dal piccolissimo al piccolo, sempre privato, e quindi il passaggio è privo di traumi, anzi è esaltante. La perfezione non esiste, ma è bello cercarla, sbagliando ogni tanto, prendendosi cazziatoni, e però continuando a migliorare.
Poi arriva il passaggio dal piccolo privato al gigantesco pubblico.
E qui qualcosa cede. Non conosco nessuno, nessuno mi conosce, i colleghi sembrano sapere migliaia di cose che io non so, e invece dovrei sapere, perchè sono un’esperta, almeno è per questo che mi pagano. Non ho un posto fisico dove stare, almeno all’inizio, sembro dare fastidio, non conosco i tempi, faccio in fretta cose che invece possono aspettare ma nessuno me lo dice, e non faccio cose attese da tempo, perchè non capisco le priorità. Insomma per dirla tutta per molti giorni mi sento UNA PERFETTA IDIOTA. E’ normale, ma evidentemente inconsciamente non l’accetto, e questa delusione terribile si somma a tensioni dell’ultimo anno che ora sono finite e esplodono a scoppio ritardato.
E quindi crollo, psicologicamente. Non ho un bel corpo da esibire agli stupiti astanti, anzi negli ultimi tempi sinceramente l’ho trascurato più del solito, e adesso non ho nemmeno più da esibire la mia brillante intelligenza e preparazione. Privata – momentaneamente, lo so, quanta fretta, eh?? – della mia testa, vado in tilt e comincio ad accusare dolori da infartuata, difficoltà a respirare, giramenti di testa e via sulla giostra, soprattutto di sera, quando cade tutta la tensione di capire, inserirmi, fare qualcosa per bene.
Questa è la spiegazione che mi sono data, dopo che il medico di base mi ha rispedito a casa con un calcio nel sedere e qualche prescrizione cautelativa di digestivi, esami tiroidei ed ECG che giacciono nella mia borsa da circa dieci giorni e cominciano a ciancicarsi.
Perchè ora va meglio. Credo.
Comincio ad avere qualche barlume di intuizione, mi inserisco in qualche discussione tecnica, mi becco qualche velato complimento dal mio collega. Produco qualche documento che non viene apprezzato, però nemmeno cestinato. Pospongo qualche lavoro che poteva essere posposto.
E la sera qualche volta mi metto a letto e mi addormento senza contare i battiti del cuore, temendo che stia per fermarsi.