Tre schermi che trasmettono immagini diverse, visi abnormi e ravvicinati, e luoghi. Luoghi arcinoti a chi vive in questa strana bruttissima amata città, ma che virati così in questo rosso cupo e distorti e annebbiati ricordano con grande evidenza l’inferno.
E infatti di Inferno si parla, l’inferno dantesco.
Nel quale “non vi inganni l’ampiezza dell’entrare“, come nell’oscuro sottopassaggio del Serpentone, nel quale la luce si perde e si ha la netta sensazione di essere inghiottiti, appunto, dall’inferno.
Nel quale però c’è posto anche per l’amore, anzi L’AMORE, di Francesca per Paolo, di Salvatore Di Giacomo per una donna conosciuta a Maggio, di un professionista per il suo lavoro.
L’amore che è passione profonda, che spacca il cuore, cuore che un magico chirurgo con magiche mani (veramente ipnotico il gesto con il quale fa i nodi delle suture) cerca come può, con i nostri imperfetti mezzi umani, di riparare.
Su tutto, quei versi purissimi, lucidi come il marmo, taglienti come un bisturi, parte della nostra storia, della nostra vita, della nostra giovinezza, del nostro comune sentire. La voce – che lo dico a fare? – fa parte anche lei della nostra giovinezza di potentini e di radio private, e emoziona e commuove e smuove lo stomaco, prima ancora del cuore. Se non mi credete, arrivate al verso “Mentre il vento, come fa, si tace” o alla ripetizione, anche questa ipnotica, di “cignesi“, o di “poeta“, e poi ne parliamo.
“Infernalia ad Infernum” di Pino Quartana e Sandra Bianco, tutti i giorni fino al 30 Ottobre, presso la Pinacoteca Provinciale di Potenza, Via Lazio.