Il quadratino del cubo di Rubik

Succede sempre così: ci sono le elezioni amministrative, e cambiano gli assessori. Quelli poi cambiano anche se c’è una cooptazione post dimissioni, un rimpasto, un mini-rimpasto, un CognomePresidente Due (o Tre, o Quattro, vabbè). Il sistema con il quale insieme agli assessori cambiano i suoi più diretti collaboratori è per un terzo puro spoil system, per un terzo puro salagadulamagicabula, per un terzo pura casualità. Il cubo di Rubik delle nuove collocazioni politiche e dirigenziali gira, in mano a mani invisibili e imponderabili, che cercano di risolverlo, ovvero di trovare la formula magica per la quale tutte le righe e le colonne (dello stesso colore, ma anche no, anzi soprattutto no, in questo la metafora è alquanto imperfetta) si trovino al posto giusto, tutte nella stessa faccia.

Ora, non dico niente di straordinariamente eversivo se affermo che ci sono persone con le quali (A)  mi piace lavorare, altre con le quali (B) mi posso adattare a lavorare, altre con le quali (C) non vorrei mai (più) lavorare. A volerla dire tutta, ci sarebbe anche una categoria (A++), ovvero persone con le quali mi piace MOLTO lavorare, ma non vorrei sembrare petulante. Purtroppo la mia mobilità all’interno degli uffici è pari a zero, nel senso che una volta che mi hanno inchiodato in un posto o in un ruolo diventa un’impresa titanica schiodarsene, ed in genere non ne vale la pena, perchè nel tempo che ci metto io a schiodarmi nel frattempo la giostra ha ripreso a girare.  Nessuno guarda mai il problema dal punto di vista mio, dell’ultima ruota del carro, del quadratino del cubo di Rubik che sta al centro, fermo, mentre tutto il resto intorno ruota, sperando che quando la mano invisibile avrà trovato la soluzione e poserà il cubo, i quadratini che mi troverò vicino siano quadratini almeno appartenenti alla categoria (B), se non addirittura – ehh ma quante ne vuoi – alla categoria (A) o – esagero – alla categoria (A++).

E così io, quadratino, aspetto.