Quando andavo alle elementari, la maestra ogni tanto ci faceva cantare. Quando mancavano pochi minuti alla campanella di fine giornata, o il sabato. In piedi ciascuna vicino al proprio banco, con i grembiulini bianchi e il fioccone azzurro, una fascetta azzurra nei capelli, allineate e coperte come soldatini, cantavamo. La mia maestra aveva dei (vecchi) dischi, e un vecchio giradischi portatile: ci faceva sentire la canzone una, due, dieci volte, fino a che non imparavamo il testo e musica a memoria.
Il repertorio:
- L’inno nazionale
- Va pensiero (tutto: a tutt’oggi sfido chiunque a scrivere qui e adesso su un foglio di carta il testo completo del coro verdiano, senza consultare testi nè Google).
- La leggenda del Piave.
- Ave Maria (nella straziante musica di Schubert).
- Resta con noi, Signore, la sera.
E Bella ciao. Nella versione a marcetta, con tanto di battito di mani ritmato durante il ritornello.
La mia maestra poteva essere definita in molti modi, ma sicuramente non “comunista”. Era una cattolica integralista senza riserve, una donna dalla disciplina inflessibile, e sono sicura che ha votato Democrazia Cristiana tutta la vita, e con convinzione.
Però veniva dalla guerra. Lei c’era, e sapeva come era stata. Con lei, sarebbe stato difficile sostenere che il peso della liberazione l0 hanno sostenuto per intero gli americani. Chi l’avesse detto davanti a lei si sarebbe beccato un ceffone di quelli che sapeva dare con le sue mani callose, che hanno insegnato a tutte noi il valore della disciplina e il timore, oggi mito estinto, dell’insegnante. E quindi insegnarci Bella ciao le pareva il minimo per una maestra, per una che deve presidiare la formazione, che deve plasmare nuove generazioni, come una volta facevano le maestre.
Non bisogna dimenticare, era il suo messaggio.
E quindi, in memoria della mia meravigliosa maestra, e di quella bimbetta con fioccone blu che cantava in coro con altre 25 bimbette vestite tutte uguali, battendo con gioia autentica le mani durante il ritornello, non vi azzardate a toccare Bella ciao, nè quello che significa.
Non ve lo consento.

Eccomi quà, sono una di quelle 25 bimbette, grembiulino bianco, fioccone azzurro e coroncina tra i capelli, come l’Immacolata Concezione, che avevamo sull’armadietto… che tanto spesso ha assaporato le mani callose della “fiduciaria”, cinque anni un ricordo indelebile di una scuola ormai inesistente, dove oggi si usa la penna Replay… noi la stilografica fin dalle prime lettere dell’alfabeto!!!
Hai riportato in questo post un pezzo di storia al quale non ho potuto esimermi dal lasciarti un commento. Ti passo a leggere spesso..(bhè d’altronde eri o no la più brava della classe 🙂 !!!
Luisa!! che piacere risentirti e in che modo incredibile .. :)) grazie, davvero, mi hai commosso (e non ero la più brava della classe, comunque). Ti abbraccio