Oggi, mi sembra d’uopo. Guerra è sempre, diceva Mordo Nahum, il mercante greco di Primo Levi.
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10 Settembre 1943
“Insieme agli altri militari superstiti dell’Armata resto, secondo gli ordini, tutto il giorno in galleria. Non esco a prendere alcun pasto, avendo ottenuto qualche cosa da mangiare stesso in galleria (dal cognato, Ten. Col. Leone del Reg. 48° Fanteria).”
11 Settembre 1943
“Sono in galleria con gli altri. Apprendo che a seguito di ordini superiori dovrò, insieme agli altri militari, trasferirmi in altra galleria perchè quella sinora occupata deve essere riservata ai soli civili. Alle ore 16.30 incontro il Cap. Punzo, il Serg. Magg. Salvi del Quartiere Generale. Mi unisco ad essi e raggiungo la nuova galleria (Fornace) e con gli altri resto utto il giorno e la notte.”
12 Settembre 1943
“La galleria è nelle immediate vicinanze di una strada rotabile attraversata dalle colonne tedesche in ritirata. In galleria apprendo di incidenti verificatisi con gli ex alleati che eransi presentati per disarmarci. Apprendo pure che è intendimento del Col. Facini rispondere con la forza qualora simili incidenti abbiano a ripetersi. Io sono disarmato sin dal momento che ho lasciato il Comando perchè costretto a fuggire, nel momento critico, nelle condizioni in cui ero in ufficio, non ho avuto agio di prendere bustina nè arma. Col Sig. Capitano Punzo rimetto in ordine il protocollo in arrivo e partenza e resto a scrivere il diario storico degli avvenimenti fino alle ore 11.
Decido di fermarmi in galleria, sì, ma di aver la possibilità, occorrendo, di fuggire attraverso la campagna ove gli avvenimentio dovessero precipitare o si palesasse possibile un’eventuale cattura. Mi accorgo che gran parte del personale già dipendente dell’Armata è fuori dalla galleria: moltissimi hanno lasciato il Comando per raggiungere la propria casa, altri che non hanno potuto perchè in regioni distanti sono tutti sparpagliati per la campagna e dormono in campagna
presso masserie o cascinali. Penso anche io che è più prudente restare all’aperto che in galleria che per sua natura costituisce una trappola pericolosa sia per la difesa, sia per sfuggire ad una cattura. Rendo partecipe di questo pensiero il Capt. Frateschi il quale non ostacola il mio modo di vedere.
In compagnia del Serg. Magg. Carbone dell’Ufficio Personale e Segreteria, mi dirigo verso una masseria dove ci viene concessa ospitalità e qualche fetta di pane. Passiamo la notte in una siepe assistendo alla caduta di numerosi razzi luminosi e bombe alla periferia.”
(segue ..)
