Camminare nella neve.
Lo adoro.
Ben coperta (ebbene sì, anche un cappello) e con adeguate scarpe con adeguata grip sul terreno, considero una fortuna il fatto di abitare lontano ma non troppo – circa 2,5 km. – dall’ufficio e poter andare a piedi, con la scusa che la macchina il ghiaccio slittare poi dopo tante ore ferma al gelo etc. etc. La verità è che mi piace.
Mi paice il gesto fisico, contrarre i muscoli, sentire i quadricipiti e i glutei e gli addominali che si contraggono e si rilasciano ritmicamente, passo dopo passo, pompando sangue nel resto del corpo. Regolare il respiro sul passo. Senza contare il gesto gioiosamente ludico e puramente infantile di passare su un tratto di strada coperto da 15 cm di neve sul quale non è passato nessuno, e lasciare le impronte. L’odore della neve, quell’odore freddo, ossigenato, bianco e blu, che sa di resina e montagna, di sci che corrono con un rumore crocchiante, e adolescenza.
Ma mi piace anche il gesto
psicologico, affrontare gli elementi e vincere io, prendere una strada e un passo dopo l’altro arrivare fino in fondo. La musica pompa nelle orecchie, grazie ad un fido lettore mp3 e alle mie meravigliose cuffiette a forma di coccinella, quasi invisibili dall’esterno. Bruce e Vasco, Faber e Gloria Gaynor, Edoardo e Mina. I soliti. E camminare nella neve mi restituisce un pezzetto di me sepolto da qualche parte, di cui sentivo la mancanza.
Colonna sonora di oggi, per evocare un pò di movimento ed allegria nel bianco marmo dell’aria, offerta da Lorenzo Cherubini.

Io faccio anche le foto alle mie impronte…
Io odio la neve.
Essendo persona di mare, odio la neve in tutte le sue forme.
Specialmente quando copre le buche della porca trazzera che porta a casa mia, e mi spacco la coppa dell’olio perchè non mi sono ricordato di quella schifosa ultima buca all’altezza del palo della luce e questo mi obbliga a finanziare con 700 sudatissimi euro il mio bieco meccanico.
Si, odio la neve.
YOB – siciliano di scoglio