Non è perchè non ne parlo che io mi stia disinteressando della manifestazione sportiva dell’anno. Una Olimpiade, al contrario, fa venire fuori la sportiva non tifosa che è in me: sono stata capace di massima attenzione anche durante le eliminatorie del kayak, o del tiro al piattello, penso una delle specialità meno televisive dell’universo, che può essere riassunta in tutta la sua interezza con la frase: “uomo / donna che spara e sbuffi rosa che compaiono / non compaiono sullo schermo, e non capire un cazzo di come sta andando la gara se non dalle facce – per lo più impenetrabili – degli/lle atleti/e”. Una roba da tagliarsi le vene, quanto a pathos, in qualunque altro momento dell’anno, ma durante le Olimpiadi non riesco a staccarmi dalla tv.
Riesco a digerire, in nome dello sport, perfino Ivana Vaccari e il pool di esperti che commenta le gare, e digerisco Galeazzi, del quale riconosco il rosico, inconfondibile: tu volevi stare là, e
invece stai qua, costretto per di più a svegliarti alle 4 del mattino, e perciò sei così acizzo e rintronato, quando ti chiedono qualcosa da Pechino, e spari commenti a minchia.
E’ poi noto al mondo – almeno, a quello che mi conosce – che io sono incapace di trattenere la commozione quando sento l’Inno Nazionale e quando vedo gente gioire sullo schermo per un traguardo raggiunto. Se le due cose sono combinate insieme (un oro della Vezzali, per dire) posso arrivare a piagnucolare come una fontanella. Però me ne vergogno anche un pò e quindi cerco disperatamente di trattenermi, mediante acrobazie del respiro e del diaframma, di solito senza alcun successo. Dopo i primi imbarazzanti tentativi di soffiarmi il naso nelle tende del salotto, e preoccupata che potessi morire in apnea nel tentativo di trattenere il
singhiozzino, mia mamma ha messo un rotolo di Scottex a portata di mano nel soggiorno.


Puoi anche venire da noi quando ci sono le premiazioni, che noi piangiamo pure se vincono quelli di altre nazionalità!
😛