A volte ritornano.
Ma ci sono giornate come l’odierna, un comune martedì senza infamia e senza lode, in cui la cuglia inizia a prima mattina con la mamma con le paturnie economiche e il terrore della povertà e ho lavorato tutta la vita e manco posso fare quello che voglio e conseguente elencazione di tutte le sfighe patite negli ultimi trenta anni e non si può dire niente, tocca subire e pensare che a 39 anni quasi non DOVRESTI PIU’ occuparti dei problemi di mamma e papà, ma di problemi tuoi, di una casa tua, di una famiglia sì ma non quella di origine, la tua, marito, figli, e invece sei ancora qui a fare la bambina di papà, un papà peraltro imbranato e confusionario che in vita sua ha fatto molte cazzate alcune anche serie ma che non può essere sostituito nella gestione delle cose perchè ci resterebbe male. E infatti manco la mamma si sogna di sostituirlo, perchè ci resterebbe male, appunto, però può disintegrare i coglioni alla figlia per sfogarsi. Lei dopo è tutta contenta, dopo il piantino di prammatica, e io esco di casa che mi pare di pesare una tonnellata.
Anzi, a pensarci bene la cuglia inizia dalla sera prima, quando di soprassalto ti rendi conto che dovevi passare o telefonare all’agenzia viaggi nella quale hai prenotato i biglietti per una sudatissima e tormentatissima vacanza di due settimane da tua sorella negli States, e ti sei dimenticata. Ti ravani tutta la notte nel letto pensando che sì, forse, la simpatica signorina dell’agenzia che ti chiama per nome e SA – perchè LO SA – il tuo numero di cellulare con quale ti ha sfranto le balle più volte per chiederti conferma anche di dettagli minuziosissimi come se volevi il posto vicino al finestrino davanti, sulla coda o sopra l’aereo, i biglietti li ha emessi lo stesso, o se avesse avuto un minimo dubbio ti avrebbe chiamato, VEROOO??? E poi ti precipiti in agenzia e la signorina che alza la serranda non è la stessa con la quale hai parlato, questa ha la faccia ancora ammaccata dal sonno e ti comunica che i terminali non funzionano e che l’altra signorina arriverà non prima delle dieci, quindi devi andare in ufficio senza sapere come andrà a finire, e la saspens è proprio l’ultima cosa della quale abbiamo bisogno, stamattina.
Inoltre – come sbagliarsi? – piove a dirotto e Stelvio è in ritardo, quindi aspetto davanti al bar dieci minuti buoni durante i quali ho modo di riflettere sugli scoglionamenti delle ultime 24 ore e decidere che forse una bella dose di topicida nel caffè non sarebbe poi un’idea così peregrina, d’altra parte lo prendo senza zucchero nel tentativo di alleggerire le zavorre piombate che mi porto sui fianchi e quindi l mio caffè ha ESATTAMENTE il sapore del topicida e la faccia che faccio quando lo bevo secondo Stelvio è simile a quella del condannato a morte, sicchè.

Io ce l’ho una soluzione, cambia il bar dove bevi il caffé: se è buono, amaro, è una delizia. :-*
Con la lezione sul termine cuglia di non molto tempo fa, ho capito al volo il senso del messaggio… e capisco perfettamente cosa significa vivere ancora con mamma e papà (solo mamma da qualche giorno…)
Ah, concordo con Peppoz per il caffè amaro…
Cambia spacciatore di caffè, e la vita potrebbe essere più sorridente nei tuoi confronti. Un abbraccio ce lo metto io…
Spettacolare, sorellina, semplicemente spettacolare………. quando leggo post così mi rendo conto che EFFETTIVAMENTE ho una grande Sorella.