La consulente, pennarello alla mano, sta illustrando alla vile maestranza composta dalla sottoscritta, dalla segretaria e dal Nuovo Acquisto di Amministrazione la metodica per l’archiviazione documenti messa a punto dalle geniali menti sue e del figlio del Capo, che come sempre, quando viene ribadito in presenza di sottoposti il suo ruolo direttivo e creativo, è prossimo all’orgasmo. Siamo al punto nel quale si spiega come l’identificazione dei documenti debba essere fatta mediante l’utilizzo di un numero di codice, il nome del committente e il nome che decidete di dare al progetto, “un nome breve, identificativo, in altre parole un acronomo“. La segretaria, giovane ma laureanda in lettere sbarra gli occhi senza osare di alzare gli occhi dal bloc notes; osa invece il Nuovo Acquisto, e il suo sguardo incrocia il mio.
E’ la fine.
Ogni volta che la misteriosa parola viene pronunciata, sono costretta ad inventare una scusa per uscire dalla stanza e sbellicarmi con calma nel bagno, lasciando al Nuovo Arrivato l’onere di resistere al suo posto senza nemmeno un fremito del labbro. Una delle volte, torno a trovo scritto sul mio bloc notes: Acronomo = diplomato all’Istituto Acrario.
Non sono ancora uscita dal bagno.

Nel tuo post mi sembra di rivelare un pò di agrimonia, tu mi sembri un tipino un pò invidiabile, male, male: l’indivia fa male al fetaco.
Forse conviene rimanere lì, invece di ascoltare le *bip* che circolano altrove. Buona domenica!
Post dissagrante (=anti-manifestazione di paese) sulla presunza guttura del tuo cap(r)o 😉 bachi, chic!
buon lavoro lav
E’ una situazione del tutto precipua. E’ difficile attenersi dal ridere quanto tutti implementano la mission con ben altri livelli di awareness aziendale.
🙂
Pendo
Mi stai dicendo che hai il laptop in bagno? 😀 Bax MJ