Che sei tornato a fare?

Lui torna a primavera. Si piazza sotto le mie finestre, e canta di notte.
L’anno scorso ho ricevuto come un dono quel canto d’amore, l’ho inseguito, sono uscita sul balcone alle 3 del mattino con la neve per ascoltarlo e commuovermi.

Stanotte è tornato. Ha cantato tutta la notte, con punte di virtuosismo fra le 4 e le 5 del mattino. Ho pregato che smettesse, ho messo la testa sotto il piumone, ho alzato il volume della tv accesa sull’ennesima biografia papale pur di non sentirlo. Avrei voluto sgozzarlo con le mie mani. Perchè mi canta tutta la mia disillusione, mi canta l’amore che non sento più, mi dice che si può essere felici mentre io sono sul fondo di un’infelicità pressochè assoluta. Perchè mi ricorda che l’anno scorso di questi tempi tutto mi pareva possibile, ora non mi pare possibile più niente.

Vattene, usignolo o merlo o che cazzo sei della malora. vai a cantarti la tua merla da un’altra parte. Se ritorni ti prendo a bottigliate.