500!!! (e altro)

So che non li avete contati, ma ve lo dico io: questo è il 500° post pubblicato su questo blog, al netto di quelli che ho in qualche modo “ripulito” quando ho cambiato casa virtuale (quindi in realtà ne ho scritti di più). Festeggerò con argomenti seri.

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Sto scrivendo con impegno, da qualche mese. Tutti mi dicono che dovrei farlo, io adoro farlo, e allora lo faccio, spesso sottraendo ore al sonno. Ma mi accorgo, con una certa sorpresa, che non riesco a romanzare.
Mi spiego meglio.
Forse per via della lunga attitudine alla sintesi folgorante, abituata a scrivere su mail, su forum e su blog, le molte storie, o i molti pezzi della stessa storia che mi pare di avere da raccontare mi si fermano a 5, 10 pagine. E mi pare di avere scritto tutto. Non ho il dono del racconto fluido, del piacere di lasciarsi andare alla narrazione, ai dettagli.

Non so scrivere i dialoghi. Non sono capace di entrare nei dettagli di un ambiente. Leggo quello che scrivono gli altri e mi stupisco sempre di quanto ci mettano a descrivere una scena, anche se ovviamente mi piace, che si dilunghino. Gli altri. Io però non ci riesco, anche se ci sto provando. Forse dovrei limitarmi allo stile blog, appunto, raccontare le cose per flash.

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In realtà conosco bene il problema. Io ho sempre fretta. Io vorrei sempre le cose cotte e mangiate, odio aspettare, odio avere pazienza, odio i treni in ritardo, mi snervo subito. Quando vado al cinema uscirei dopo il primo tempo, quando vado al ristorante scelgo cose che non richiedano lunghe cotture, ucciderei i relatori prolissi, quando parto talvolta – non sempre – vorrei essere già tornata.  Eppure sono stata capace di lunghissime attese, quando mi pareva ne valesse la pena. E poi alla fine non ne valeva la pena, ma vabbè, è un altro discorso. E così è anche per la scrittura: scrivere 100 pagine è comunque un esercizio di pazienza, devi sapere cosa vuoi scrivere, e non devi saltare i passaggi intermedi, per arrivare subito alla fine. Io invece scrivo e scrivo e alla fine mi accorgo che sono a pagina, che so, 5.
Ma come, pagina 5?
Ma se ho già detto tutto!
Come ci arrivo, ad una lunghezza pubblicabile? 
Mi prende lo sconforto e mi fermo.

Il crampo dello scrittore

All’improvviso mi si è seccata la vena scrittoria.

Mi sforzo da molti giorni di pensare a quello che mi è succeso durante la giornata e mi sembrano sempre cose banali, non divertenti, non degne di essere raccontate all’attento pubblico di occhi che immeritatamente mi segue.

Pure l’ultimo post, insomma, l’ho riletto e forse l’ho scritto troppo in fretta, non mi piace.

Sabato prossimo compio un anno di blog. Sarà per questo?

Adoro Michele Serra

Adoro Michele Serra. E non solo per motivi diciamo così ideologici, o perchè ha un’ironia affilata con la sabbia, o perchè ha quell’aria spaesata da Gatto Silvestro sotto il pietrone da due tonnellate, che me lo abbraccerei, o perchè era il fondatore e direttore di Cuore, ma perchè scrive da dio. Aggettivi, verbi, avverbi, tutti pesati, calibrati, ricercati e raffinati a formare miracolosamente frasi e concetti mai tromboni, sempre chiarissimi, luminosi, mai banali e massificati.

Se non ci credete, andate a leggervi il pezzo pubblicato ieri su Repubblica sulla morte di Marco Pantani. Un capolavoro. Consiglio a tutti gli aspiranti giornalisti, scrittorucoli in erba, studenti del liceo di spararsi in vena robuste dosi di Michele Serra, prima di sedersi davanti ad una tastiera.