Non voglio crescere più

Oggi è una giornata così, con le pezze colorate al culo e i piedi nudi.
Una giornata che si ride delle difficoltà, una giornata che si dice la verità, una giornata che  ce la spassiamo in città.

Come ieri sera: tre belle distinte signore sulla quarantina che mangiano la pizza, viste da fuori. Tre ragazzine di 15 anni, viste da dentro, che si rubano le patatine dal piatto, ridono fino alle lacrime di stronzate, come fra i banchi di scuola, e nel frattempo aggiornano un romanzo infinito di gioie e piccoli dolori, di dettagli di vite conosciute così a fondo che se ne potrebbero raccontare a vicenda l’una quella delle altre.

E’ impossibile separare le tre signore da quelle ragazzine che tornavano a casa col motorino cantando a squarciagola e ridendo, in giornate di autunno iniziate con la nebbia e finite con il sole splendente e terso di Ottobre. Una sorta di anossia dovuta alle grandi aule blindate tutta la giornata, allo sforzo di capire e partecipare (all’epoca non era un delitto, stare attente in classe) ci rendevano euforiche e predisposte alla ridarella, quando poi uscivamo all’aria aperta e il cervello si inondava di ossigeno.  Una selvaggia voglia di vivere, che non è calata di un millimetro.

Colonna sonora di oggi offerta da Fiorella Mannoia & Enrico Ruggeri.

 

Queste sì che sono chat

Io e Stelvio: 29 righe (per lavoro)
Io e il Genio del Multimediale: 94

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righe (interessante)
Io e l’ex Marchese del Grillo: 29 righe (eh la stanchezza, eh il libro, eh il sonno, etc. etc.)
Io e Only Don’t-touch-me Reader: 2 righe (ormai risalenti a fine Settembre, vabbè, datemi un masso e un braccio di mare profondo)
Io e Monj: 265 righe

Giusto per farvi capire di che sono capaci le donne, quando vogliono farsi un pò di compagnia.

La colonna sonora di stasera è offerta da Sir Elton John.

Le cosiddette migliori amiche / 2

Alla fine, ho dovuto quasi chiedergli scusa per essere stata sbranata, finendo con l’essere sbranata la seconda volta. Sono in una fase di autopunizione, si vede. E comunque resto della mia prima ipotesi: le mie più care amiche non sono, ripeto, NON SONO, le persone più adatte a risollevare chi è in profonda crisi emotiva e sentimentale. E sono (state) invidiose marce. E non sono mai state veramente innamorate.

(aggiunta del giorno dopo) E del resto che mi posso aspettare da donne che hanno quale massimo punto di riferimento artistico Vento di Ponente, Incantesimo e l’Isola dei Famosi?

Oggi, giornata ministeriale (00)

Le cosiddette migliori amiche / 1

Il brillante esito della mia ultima storia di coppia mi sta facendo riconsiderare molto rapporti affettivi e personali sui quali avrei potuto giurare.

Comunico alla mia migliore amica, in lacrime, quanto è successo. E’ una donna serena ed equilibrata, e per quella sera stessa mi ha organizzato una pizza con altre 3 trentennali compagne di viaggio. Ci vado speranzosa, ho bisogno di affetto e di una pacca su una spalla, magari un abbraccio, come diceva Totentanz. Sono fiduciosa nel fatto che le amiche non debbano giudicare, nè consigliare (quello magari dopo, a bocce ferme), nè tantomeno recriminare. Io non lo farei. E invece le tre arpie mi distruggono. Aggrediscono, mi danno dell’idiota per non aver capito, si dichiarano arcistrasicure che a loro non sarebbe mai successo, che loro avrebbero mollato tutto su due piedi, mentre io quella sera ancora oscillavo, disperata, fra il sapere e il non sapere cosa fare. Sputano veleno sulle mie pochissime residue certezze, riducono ad un cumulo di macerie le mie pochissime residue speranze. Torno a casa in lacrime e con lo stomaco annodato, l’unica che ha cercato di difendermi è stata l’altra, lei sì, mi abbraccia e cerca di mediare: “Lo sai, come sono fatte …” 

Lo so, adesso lo so. Mi convinco che mi hanno segretamente odiato, o perlomeno hanno provato per me qualcosa di molto simile al rancore, alla rabbia all’invidia, e adesso non gli pare vero di poterlo esternare. Aspettavano solo l’occasione. Però fa male, eh.

Quella sera stessa, mi arriva un sms da un collega di lavoro, e un altro da mio fratello. Ve li riporto, sfidando la privacy, tanto per far capire la differenza.
“Mio malgrado stamattina mi sono fatto una valanga di cazzi tuoi, ma ti avverto che entrerò in sciopero se non ricominci subito a sorridere”
“Ho appena letto. Sono a tua disposizione per qualsiasi cosa. Ora devi soffrire fino in fondo e scoprire che non fa poi così male. Poi possiamo parlare. Fidati di te”

Il giorno dopo, sia l’uno che l’altro, in tempi diversi, mi fanno ridere, anche se non ne ho voglia, il primo con il suo fine humour inglese, il secondo con la sua irresistibile ironia  camilleriana e gattopardesca. Stelvio mi stringe forte una spalla e mi sussurra: “Non farmi preoccupare”. Il giovane amministrativo che lavora nella mia stanza alla XY Spa mi guarda preoccupato quando pensa che io non veda e mi lascia cioccolatini sulla scrivania. La mia prof di francese mi chiama e fa la vocina da canarda perchè sa che mi intenerisce e mi fa sorridere. Saya mi scrive lunghe mail sagge, consolanti e affettuose condite di baci “azzeccosissimi”.  I commenti del mio blog sono pieni di cosucce tenere e affettuose.

Tutta gente che conosco al più da 5 anni. Alcuni sono perfetti estranei. Perchè riescono a farmi stare meglio di amiche con cui mi disputavo la merendina all’asilo?

Imperdibili

Siamo un gruppo di vecchie amiche. Ci conosciamo da oltre vent’anni, con alcune anche da trenta. Abbiamo diviso tutto, in gioventù anche qualche uomo, capita, poi abbiamo fatto pace. Alcune di noi si sono sposate, altre sono in procinto di farlo, altre non ci pensano proprio, e sono più o meno felicemente single. Una di noi ha avuto due bambini, il primo dei quali ha già quattro anni, ci chiama zie e dal momento che è il nostro primo nipote è ipercoccolato da tutte noi (quando crescerà sarà anche ipersorvegliato, ma lui, povero piccolo, ancora non lo sa e ci corre incontro felice quando ci vede).
Ogni tanto organizziamo delle belle cene, quelle dove ognuna porta qualcosa. Abbiamo tutte un cavallo di battaglia, e portiamo sempre quello. Implacabilmente, immancabilmente. Alcune di noi non sanno fare altro che quello, e quindi è inutile tentare variazioni. Su questi cavalli di battaglia sono ormai fiorite saghe, leggende, frizzi e lazzi stratificati nei decenni.
L’insalata di tonno e patate di S. – piatto monumentale nella sua semplicità, deve la sua sistematica riproposizione alla banale circostanza che S. non sa fare altro. Ma veramente. Trattasi di patate bollite e schiacciate in purea, mescolate con tonno in scatola e maionese, il tutto freddato in frigorifero. Stop. Arricchita i primi tempi da sospetti di sedano, o indizi di sottaceti, si è negli ultimi tempi progressivamente ascetizzata, tra l’altro riducendo la percentuale di tonno a favore delle patate. Risultato: un catino pieno di una materia collosa e agglutinante, del tutto simile alla calce da muratore, con gli stessi effetti occludenti su esofago, piloro ed intero apparato digerente. Se ne consiglia assunzione in modica quantità, preceduta e seguita da un cucchiaio di olio di oliva per facilitare un passaggio rapido e privo di conseguenze verso orizzonti che le sono più propri.
(segue ..)