C’è vento, forte, anche stasera. Mi scompiglia i pensieri, mi agita.
La stanza esposta a nord mi costringe a mettere un secondo maglione, mentre sto seduta a digitare sulla tastiera. C’è silenzio, solo il rumore di tasti. E i vetri che tremano e le imposte che sbattono, ma solo ogni tanto.
Ho lavorato praticamente 12 ore filate, non mi è stato concesso di fermarmi nemmeno per mangiare, e sento la stanchezza che mi pesa sugli occhi. Un quadratino di cioccolato fondente mi si scioglie fra lingua e palato. Lo accompagno con un sorso di Zacapa Reserva e cerco di tirare le fila della giornata.
Beh, che ti aspettavi? mi sussurra in un orecchio la parte razionale e spietata di me.
Niente, dice la parte morbida, e calda, quella infantile, che vive di abbracci e carne contro carne, di passione, di calore, di risate, di guance in fiamme per uno sguardo. Le feste personali sono come il Natale, sono feste di famiglia, è meglio autoescludersi per non vivere la ferita di essere esclusi, di sentirsi fuori da un mondo che non ci appartiene.
Ma non è convincente, e l’altra parte lo sa. E ne ride. Manco le bugie sai dire, la canzona.
Quando la smetterai? dice la parte fredda. Non ne hai abbastanza?
Sai come funziona, dice la parte calda. Verrà un giorno che all’improvviso mi renderò conto che è una settimana, che non ho sue notizie, e non me ne sono manco accorta. Quel giorno saprò che mi è passata.
Un altro quadratino di cioccolato, un altro sorso di rhum.
Quel giorno, però, non è ancora arrivato, pensa la parte morbida.
La colonna sonora di stasera è offerta da Giorgia.
“Cambiare” era una canzone di Alex Baroni, il suo compagno, morto nel 2002 a 36 anni in un incidente stradale. Mi commuove sempre vedere come cerca di cantarla al meglio – canzone difficilissima, tra l’altro – senza far percepire troppo il singhiozzo, lo spasimo accorato nascosto fra lo stomaco e la gola.
Fantastica.