La mia massima aspirazione in questo momento sarebbe scavarmi un buco nella terra, molto profondo, una tana come quella dei conigli, sprofondarci dentro, richiudere da sola il buco come fanno le talpe e sparire. Non per sempre, però per un bel pezzo. Tipo letargo. Tanto fuori piove a dirotto, non ho dove cazzo andare e sono socievole come Hannibal the Cannibal. Non voglio vedere nessuno. Non voglio fare niente. Non voglio che il telefono squilli, infatti per precauzione lo staccherò fra un minuto, e ho spento il cellulare. Voglio che il mondo mi dimentichi, non ci sono, non sono mai esistita, sto nel mio confortevole buco caldo come un utero ed è tutto silenzio. Posso chiudere gli occhi e dormire e sperare che non mi girino in testa sempre le stesse immagini, le stesse frasi, le stesse facce. Non voglio sapere niente, non voglio che mi raggiungano notizie dal mondo. Non me ne frega un cazzo di chi ha fatto cosa, delle date, delle scadenza, sai la novità? Non la so, e non la voglio sapere. Non voglio novità. Voglio essere quello di Castaway, e col cazzo che cercherei di andarmene. Un’isola deserta, ecco quello che ci vorrebbe. Senza facce, senza telefoni, senza citofoni, senza mail, senza sms, senza possibilità di soffrire se non per fatti fisici, corporei e banali, e come unici problemi procurarsi il cibo, fare il fuoco, trovare di che coprirsi e contare le stelle. Problemi come quelli ti tengono impegnata tutto il santo giorno, e dopo dormi, beato come un infante all’alba del mondo, ripieno di noce di cocco e spigola oceanica. Io non sarei mai tornata, fossi stata al posto di Tom Hanks. Il peggio che mi poteva succedere era diventare pazza, e questo avrebbe ancora di più contribuito alla mia pacifica uscita dal mondo. Non avrei potuto nemmeno molestare i bambini davanti alle scuole, non ci sono bambini nè scuole, su un’isola deserta, nè in un buco nella terra. La metafora non è casuale. Quando hai toccato il fondo, non è detto sia finita. Puoi sempre cominciare a scavare, diceva un mio amico.
Ne scrivo di puttanate, il sabato sera.