Qualità Totale / 4

Tema del giorno: l’archiviazione dei documenti. Preliminarmente, la solerte consulente ci interroga come scolaretti e si stupisce enormente, sollevando un sopracciglio cespuglioso, nel  rilevare l’assenza, nella nostra attività, di planning di progetto, di time sheet, di documenti per il resoconto. Ne viene fuori un quadro della nostra squadretta come di una allegra brigata di incoscienti che vanno avanti a spanne, e succeda quel che deve succedere. Se siamo perennemente sull’orlo della crisi, cazzo, è colpa nostra. Ci vergogniamo moltissimo.

Mentre siamo lì con gli occhi bassi, si passa a discutere delle modalità di archiviazione / controllo dei documenti. La discussione dura un paio di ore, con la consulente che ci parla come se fossimo bambini dell’asilo a cui si cerca di spiegare la teoria dei quanti. “Allora, voi aprite una commessa. Aprite un faldone (e fa il gesto di aprire il faldone che ha davanti) e dentro? che ci mettete? qui sulla prima pagina, ci mettete uunn.. uuuun.. dai che lo sapete… uuunn … ELENCO DEI DOCUMENTI CONTENUTI NEL FALDONEEEE!!!!”

E via di questo passo, per scoprire, al termine della mattinata, che la procedura così faticosamente ricostruita combacia al 95% con quella già ordinariamente seguita da circa tre anni.

Ora vado, scusate. A preparare il time sheet.

Nuovo acquisto

Da circa un mese, un nuovo collaboratore si è aggiunto alla squadra dei Blood, Sweat & Tears (sottotitolo: Non Chiedete Quando Sarete Pagati). E’ un giovane di buona volontà con tanto di laurea in economia e master simil-bocconiano, che dovrebbe prendere in mano i remi della plurifallata barchetta amministrativo-contabile-finanziaria, e condurla in porto. Per ora, poveraccio, rema disperato per capirci qualcosa, impresa che, lo ammetto, stroncherebbe Tremonti (non che ci voglia molto).

I primi tre giorni è venuto in ufficio con completo grigio ferro, camicia immacolata, cravatta blu a righini obliqui.  Dopo essere stato bonariamente preso per il culo da tutti, si è rassegnato all’idea di non lavorare alla Direzione Generale della Fiat e ha optato per jeans e maglioncini dolcevita. Animato da sacro zelo, cerca soluzioni ardite e arzigogolate a problemi di semplicissima impostazione, fra i quali “come pagare il meno possibile” e “perchè pagare?”. Riempie in continuazione tabelle Excel di calcoli complicatissimi, dai quali finora non è uscita neppure una risposta che non fosse stata già trovata da altri usando una calcolatrice manuale.

Però è così carino … 😀

Crescerà!

 

Ma quante ne so …

Ieri sera sono stata nell’atelier, di recentissimo inaugurato, di un pittore locale che vanta discrete quotazioni nazionali ed internazionali. Abbiamo discusso di simbologie, segno pittorico, interpretazione, finito ed infinito, scorie nucleari. Lui ha una tesi che trovo interessante. Secondo lui, la Basilicata ha fatto enormi sforzi, negli ultimi 20 anni, per diventare la prima della classe, e grazie al fatale incontro fra una generazione di funzionari pubblici esperti e motivati, e una generazione di imprenditori coraggiosi e faticatori, c’è quasi riuscita. Siamo l’unica regione dell’Obiettivo 1 ad avere avuto un premio dalla UE per la tempestività con cui sono stati i spesi i fondi comunitari; siamo l’unica regione d’Italia ad aver erogato fondi pubblici per incentivare l’acquisto di pc connessi alla rete (e non i miseri spiccioli del Governo, ma l’80% del costo d’acquisto) da parte delle famiglie; siamo l’unica regione d’Italia ad erogare – già da dieci anni – fondi ai laureati per consentirgli di frequentare Master fuori regione (copertura del 100% delle spese di iscrizione e dell’80% delle spese di vitto ed alloggio). Il polo del salotto ha – come si dice tecnicamente – chiuso la filiera e vende in Giappone e negli Stati Uniti; il polo ortofrutticolo vende in Finlandia, Germania, e Russia; il numero dei turisti si è incrementato del 60% negli ultimi 5 anni.

A fronte di questa fuga in avanti dell’imprenditoria e della politica, secondo il Maestro, la cultura locale non è stata capace di tenere dietro. Il movimento culturale lucano è rimasto ancorato al mondo contadino di Carlo Levi e a Rocco Scotellaro, a Isabella Morra, ai briganti, ad un passato degno del massimo rispetto ma privo di aggancio con la realtà. E siccome è il messaggio culturale, quello che ha maggiore visibilità pubblica, è possibile, dice sempre il Maestro, che le alte sfere governative non conoscessero affatto la realtà della Basilicata moderna, e fossero convinti di avere a che fare con 4 contadini, 2 capre e 3 ciucci, incapaci di reazione, incapaci di comprensione delle dinamiche. E’ possibile che credessero davvero – in mala fede – al mito della terra desolata, disabitata, abbandonata.

Io registro con enorme soddisfazione, invece, la formazione di un Comitato di Protesta perfettamente organizzato: c’è una “sala stampa”, una raccolta stampa quotidiana, un “ufficio” per il rilascio dei pass per passare nei blocchi stradali, una “sala” informatica con 7 postazioni per rimanere connessi al mondo, un servizio d’ordine, un servizio mensa, un punto di pronto soccorso, un “ufficio” per l’accreditamento di movimenti di opinione che volessero aderire alla protesta, un sito Internet, un tam tam organizzato e coordinato. Tutto in tende da campo, messe a disposizione dalla Protezione Civile presso Terzo Cavone, la località predestinata.

E non basta.

Il fronte compatto non lascia fuori nessuno: lottano fianco a fianco quelli che fino a ieri si guardavano in cagnesco, DS, AN, Forza Italia, deputati e senatori, lucani nel mondo, politici locali, provinciali e regionali, la Chiesa e i movimenti no global, ambientalisti ed imprenditori, diavoli e acqua santa, cani e gatti, lupi e agnelli. Accomunati solo dal luogo di nascita. Commovente, credetemi.

 

Politica internazionale

Torno da tre giorni di lavoro a Roma e trovo un bel pò di novità. Il Torchio che cambia casa, ma poco male, lo seguirò. I miei corregionali che intensificano i blocchi e pare (pare) ottengano almeno che un paio dei neuroni del Nuovo e Radioso Governo si scontrino fra loro e sortiscano un fievole “Mah, magari ci pensiamo su ancora un pò”. Giovedì durante i lavori di un inutile convegno sulla desertificazione ho sentito con queste orecchio il sottosegretario all’Ambiente affermare con tono “ma guarda un pò che mi tocca fare” che lui si stupisce del fatto che le popolazioni della Basilicata non abbiano fede nel dato tecnico e scientifico, secondo il quale il sito è assolutamente sicuro. Questa sfiducia nella scienza da parte dei contadini lo amareggia, poveromo. Qualcuno per fortuna è slatato su a spiegargli che noi vorremmo anche fidarci del dato scientifico, il problema è convincere i nostri stakeholders, come direbbe un aziendalista, ovvero quelli che hanno a che fare con noi, per esempio le banche del credito agricolo, per esempio i turisti, per esempio i compratori della nostra frutta, per esempio gli amanti della nostra arte e dei siti dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Chissà se l’abbiamo convinto, il poveromo.

Leggo di una retata di cocainomani nella quale pare (pare) ci sia anche l’on. Emilio Colombo, oltre 80 anni di intemerata vita politica a quanto pare sostenuta chimicamente. Non vorrei deludervi, ma nella cittadina meridionale che mi ha dato i natali, circostanza che condivido con l’on. in questione, questa storia della cocaina è vecchia e stravecchia, risaputissima, praticamente facente parte del folklore cittadino insieme alla Sfilata dei Turchi e al barbone filosofo. Quindi la reazione di piazza più vivace alla notizia è stata: “Embè?”

Ho letto i post che parlavano di Nassirya, e sono abbastanza d’accordo sia con chi ritiene di non volerne parlare, per non aggiungere retorica a retorica, sia con chi (mi pare DoppiaFila) tiene un pò sulle balle il mezzo milioncino di intervenuti alla commemorazione funebre. Io mi tengo le mie emozioni di nipote di colonnello dell’Esercito, e di persona di sesso femminile (si sa, le donne sono sensibili) e vi dico solo che sono passata, nella mia tre giorni romana, davanti all’Altare della Patria, ho visto la scalinata coperta di fiori e sono stata fotografata insieme alla suddetta scalinata da un giapponese, mentre mi passavo una mano sulla faccia per asciugare una piccola perdita. La solennità militare mi ha commosso enormemente di più di quella religiosa e del becero chiacchiericcio televisivo, spesso vomitevole. Ho pensato anche che l’età media dei caduti è prossima alla mia, quindi se avessi avuto un fratello magari poteva essere lì.

Briganti alla riscossa

Bloccati tutti i principali accessi alla Basilicata. Bloccata da trattori la SS 106 Ionica, la Salerno – Reggio Calabria agli svincoli di Lauria e Lagonegro, la SS Melfi – Potenza. Bloccata la stazione Trenitalia di Metaponto. Domani – credo – manifestazione nel capoluogo di Regione. Io sto oliando lo schioppo ..

No scorie!

Lo faranno, oh se lo faranno.
Scaveranno un enorme buco e seppelliranno nell’inguine d’Italia tutte le scorie nucleari del Paese. Ricopriranno per benino, e diranno che non c’è alcun impatto ambientale significativo.

Con le scorie nucleari sotto, diranno che sopra si possono continuare a coltivare le pesche nettarine, gli agrumi, le fragole e tutte le altre decine di varietà di frutta pregiata, frutto (è il caso di dirlo) di anni di investimenti privati e di una politica di sviluppo agricolo regionale accorta e coraggiosa. Proprio ora, scavano il buco, ora che anche le multinazionali dello yogurt e del succo di frutta cominciavano ad apprezzare, e a comprare, e ad impiantare stabilimenti. Ora chi le vorrà più, le pesche nettarine?
Con le scorie nucleari sotto, diranno che è ancora possibile andare al mare sulla dorata costa jonica. Proprio ora, scavano il buco, ora che le più grandi catene turistiche italiane hanno costruito almeno tre villaggi vacanze nel giro di 20 km di costa, dando lavoro, solo quest’anno, ad almeno 10.000 persone. Voi ci andreste, al mare su quella dorata costa, sapendo che sotto i vostri piedi c’è un palazzo di dieci piani di scorie radioattive?
Con le scorie nucleari sotto, in superficie ci sono i templi della Magna Grecia, c’è l’area archeologica di Policoro, ci sono muri e colonne e metope e triglifi e capitelli che hanno più di duemila anni. Metaponto, ad un passo da Scanzano, vuol dire “al di là del fiume”, il grande fiume che per i greci era lo Jonio. C’è il Museo della Siritide, i vasi bicromatici rossi e neri dove i greci mettevano gli unguenti, i gioielli delle principesse italiche che vivevano lì 2500 anni fa.E checchè ne dicano i TG, i motivi per i quali si è scelto proprio quel sito non sono solo geochimici.
Ci sono altri motivi, meno visibili.

 

1) la Basilicata è l’unica Regione a maggioranza DS nel Mezzogiorno, comprese le Provincie e i Comuni. E quindi, fottuti rossi, beccatevi le scorie nucleari
2) tutta la Basilicata conta 600.000 abitanti. Se si ribellano proprio tutti tutti, dal primo poppante all’ultimo centenario, compresi i morti, i feriti e i cecati, come si dice dalle mie parti, parliamo di una sollevazione popolare di 600.000 persone. Comodamente comprese nel solo quartiere Vomero di Napoli. Non bastano manco a riempire piazza San Pietro. Siamo drammaticamente pochi.
3) nel nostro sangue c’è molto più dei contadini descritti da Carlo Levi, vinti, paciosi e rassegnati (“Per i contadini lucani, lo Stato è più lontano del cielo, e forse più maligno”) che non dei briganti descritti da Tommaso Pedìo. Le nostre ribellioni sono state violente ed effimere, bagnate di sangue e nel sangue represse. E poi di quelle ribellioni si è persa spesso anche la memoria, tanto che ancora oggi si discute se Ninco Nanco e Carmine Crocco fossero patrioti o volgari tagliagole.
4) la Basilicata ha (ancora) una basso tasso di infiltrazione mafiosa e camorristica, e questo, nell’avviare complesse procedure di gestione/trasporto/stoccaggio di scorie nucleari, ha il suo peso.Abbiamo imbracciato i fucili, comunque.
L’anima di Crocco è ancora con noi.

 

 

Università, oh cara

L’Università è fatta – giustamente – per chi non ha niente altro da fare che frequentare l’Università. Per chi lavora, è un percorso ad ostacoli. Ostacolato, manco a dirlo, dalla “1° legge del personale docente e non docente: gli studenti sono monnezza, moniglia da braciere, chi se ne fotte degli studenti”.

Questo comporta:
1) professori che non arrivano mai all’ora fissata, nè per le lezioni, nè per gli esami, nè per il ricevimento;
2) ogni esame ha una sua storia, sue procedure, sue pippe che dipendono dalle maree e dalla fase mestruale delle professoresse; 
3) orari di segreteria dalle 9:00 alle 10:00 dei martedì di luna piena e senza vento;
4) avvisi importanti affissi in bacheche ogni volta diverse, mai pubblicati sul sito Internet in tempo reale, oppure con contenuti diversi fra sito e bacheca.

Pensavo che da quando mi sono laureata io ad ora, le cose fossero un pò cambiate …

 

Il male oscuro / 2

Mi ero stufata di aspettare che quell’altro blog engine – non faccio nomi – finisse la manutenzione straordinaria. Da oggi sono splinder, per l’altro poi si vedrà. Devo notare che questo è un pò più macchinoso, meno friendly.

Comunque.

Ho avuto un’altra brillante intuizione (si fa per dire). I miei malesseri si manifestano in tutta la loro virulenza quando c’è un cambio di velocità discendente. Ovvero, quando si passa dal far girare il cervello a mille, per risolvere i problemi, trasferendo la velocità alle mani sulla tastiera, o al motore della propria auto per schizzare da un punto all’altro della città per uffici (tutto è sempre urgente, per tutto è sempre troppo tardi, o così pare), alla velocità di crociera di un timido rilassamento casalingo. Quando si torna a casa, ci si mette in pigiama, ci si stravacca sul divano e si stendono i piedi sulla poltrona di fronte. E’ lì che l’andrenalina, tenuta in circolo tutta la santa giornata e pompata a forza nelle vene come benzina nella Ferrari, nel tornare a livelli normali fa cascare cuore, respiro, cervello, tutto l’insieme degli organi in un vortice di spossatezza della durata di qualche secondo.

La prova.

Domenica sono rimasta a casa, invece di partire come al solito. Visto che “la mia casa” rappresenta il luogo privilegiato dei miei quasi svenimenti, temevo fortemente questa domenica. E invece, è stata una domenica come tante, come quando ero piccola, come è sempre stato per anni e anni: colazione, cincischio, cazzeggio, bicicletta, cucinare, pranzo, pennichella, studio, cazzeggio bis, piante, armadi, telefilm Law & Order. In uno stato di benessere non celestiale, ma del tutto normale.

Qualche anno fa sono stata vittima di una violenza privata, ero ostaggio psicologico di una persona che mi ha tenuto in scacco per circa 18 mesi. E’ una storia molto lunga e complessa, che racconterò un’altra volta. Quello che mi preme qui annotare è che in quei lunghissimi 18 mesi sono stata a pezzi dal punto di vista psicologico, ma non ricordo di essere mai stata male come ora fisicamente. Possiamo supporre che in quei 18 mesi il livello di andrenalina non è calato MAI sotto un certo limite? O lo ha fatto per periodi troppo brevi (minuti, ore)? O dobbiamo solo dedurne che ero semplicemente più giovane?