Con poche varianti, è un sogno che faccio sempre. E sempre significa il 70% delle volte che sogno. Altro sogno ricorrente – che però sembra aver perso smalto da qualche mese – è che mi rubano la macchina. Ma questo che io chiamo il sogno delle scale e delle stanze, o il sogno dell'albergo, è frequentissimo.
Sono in un palazzo antico di una grande città, tipo Roma. Seguo due persone di sesso femminile, due ragazze, due segretarie? che mi portano verso una grata (una ringhiera?) nel portone. Lì si apre un cancelletto e ci sono scale che scendono, in fondo alle scale si apre la porta di un appartamento, un ufficio, infatti dentro ci sono altre persone. Dobbiamo andare tutte lì. Le scale sono di ferro, tipo scale di sicurezza, ma più eleganti.
L'appartamento è grandissimo, elegantissimo, antico. I pavimenti sono coperti di tappeti persiani pregiati e coloratissimi: rosso, oro, blu, verde. Le pareti sono coperte di quadri antichi, ottocenteschi, con cornici dorate e lavorate, antiche anche quelle. Pochissimi mobili, antichi e barocchi pure quelli. Ai muri ci sono anche orologi antichi, pendole antiche che rintoccano. E scale. Siamo un gruppo di persone che in fila indiana deve provare ad uscire di lì. Non c'è ansia, solo una leggera impazienza. Proviamo una prima scala, sempre di ferro battuto, con ringhiere di ferro battuto ad eleganti volute, ma porta ad un minuscolo ballatoio, come se fosse un balcone stretto che però è all'interno dell'appartamento invece che all'esterno, e alla fine è chiuso. Io che sono la prima della fila dico “no, ragazzi, da qui non si passa, inutile” e torniamo indietro. Poi proviamo da un'altra scala, che porta dietro ad una delle pendole. Ci sono insetti morti e polvere, lì dietro, e noi siamo in fila su una scala che sale, uno dietro l'altro.
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Sono in ritardo, come farò a prendere in tempo il treno per Roma? arriverò tardi. Per fortuna so che la prenotazione dell'abergo poi vale anche per dormire a Roma (1)
Ho un foglietto di istruzioni scritte a mano per arrivare alla palestra (1) e infatti dopo un po' sbuchiamo in un ambiente che somiglia all'ingresso di un centro benessere, e chi è con me (una donna) apre una porta con una maniglia tipo magazzino, tipo cella frigorifera, e io penso “finalmente usciamo” ma poi il sogno finisce, mi sveglio soddisfatta e singolarmente serena, anche se non saprò mai se sono uscita o no, e se sono arrivata in orario a Roma.
(1) è un sogno, non è il caso di pretendere logicità e senso compiuto