Roba vecchia

La pioggia sul finire dell'estate quando fa ancora caldo, come oggi, mi richiama all'istante questa canzone.
Un riflesso pavloviano che ha una precisa radice.
Ha a che fare con l'avere 17 anni, la testa il cuore e quasi tutti gli altri organi interni ripieni di uno sprecatissimo ma totalizzante amore (a 17 anni, se non è totalizzante, che si ama a fare?), case di zii in vacanza, caldo e pioggia, e mezzi di locomozione diversi da un'automobile. Un odore che ricordo ancora ora, se ci penso. Non ci penso spesso, per fortuna.
Poi che fosse sprecato l'ho capito solo molti ma molti anni dopo, per cose che sono successe, appunto, molto dopo.

[io ancora non mi capacito: ma perchè non hai voluto salvare niente, neppure il ricordo, neppure la nostalgia? non sarebbe stato bello, adesso, avere qualcosa di cui parlare? non sarebbe stato bello, adesso, essere due che avevano qualcosa di molto speciale da ricordare? qualcosa di irripetibile: eravamo solo io e te, e per quanto tu ci abbia buttato sopra palate di merda, sempre e solo io e te resteremo]

Al momento mi sembrava meritatissimo, era ricambiatissimo

[questo, almeno, non me lo sciupare]

e ci rendeva, semplicemente, insensatamente felici di stare al mondo e felicemente ignari dell'esistenza di qualunque altra cosa al mondo che non fossimo noi.

Fabrizio De Andrè, Hotel Supramonte

 

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